Nato da appena quattro mesi e abbandonato in ospedale perché affetto da una malattia incurabile. È la storia di “Giovannino”, così viene chiamato il neonato nelle corsie del Sant’Anna di Torino, che fin dal primo giorno in cui è venuto al mondo soffre della Ittiosi Arlecchino e che ora cerca una nuova famiglia che lo possa accudire.
Una patologia degenerativa della pelle rarissima tanto da colpire una persona su un milione, quella di cui soffre Giovannino, che gli impedisce di stare all’aperto o di essere colpito dalla luce del sole a causa della fragilità dell’epidermide. Il nome è dovuto alla forma che assumono le spaccature della pelle al contatto con l’ambiente esterno, ovvero grandi falde simili ai rombi del costume della celebre maschera.
Una debolezza che può provocare lesioni anche solo respirando – motivo per il quale il paziente deve essere curato tramite un trattamento che prevede l’utilizzo continuo di oli e creme idratanti – e che causa, tra gli altri sintomi difficoltà respiratorie, esposizione alle infezioni batteriche e difficoltà di nutrizione. Se non immediatamente diagnosticata, l’Ittiosi Arlecchino provoca la morte nelle prime settimane di vita del neonato, ma esistono casi di persone sopravvissute.
Una situazione talmente grave, anche se il piccolo ha già superato la fase critica e rimane nel reparto di terapia intensiva del Sant’Anna di Torino, che la sua famiglia ha deciso di abbandonarlo e di non farsi carico della sua malattia e della sua vita. A casa Giovannino non è mai tornato e dall’ospedale dovrà uscire tra due mesi, seppur non abbia ancora una destinazione. Ma non appena la sua storia è stata resa pubblica in tanti si sono mobilitati per poter aiutare il neonato, offrendo la propria disponibilità all’adozione.
Decine di famiglie pronte a ospitare il piccolo, ma non solo: una speranza è arrivata infatti dalla Piccola Casa della Divina Provvidenza, conosciuta anche come Cottolengo, il cui padre generale don Carmine Arice ha scritto una lettera direttamente al bambino in cui esprime la disponibilità dell’associazione ad accoglierlo.