«Seduto in quel caffè, io non pensavo a te». Inizia così la carriera di Lucio Battisti, che nel 1966 scrisse 29 settembre, a quattro mani con Mogol, per l’Equipe 84 e che lui stesso, nel 1969, interpretò sancendo il suo debutto. Una data ricorrente nella storia della sua musica. A distanza di cinquanta anni infatti questo è il giorno in cui almeno parte del repertorio torna disponibile sulle piattaforme di streaming e download, grazie all’intesa raggiunta tra la Sony Music e la SIAE che pone finalmente fine alla lunga battaglia legale.
A gestire i diritti d’autore del repertorio musicale è la società Acqua Azzurra Srl, di cui sono soci al 56% Lucio Battisti – sostituito poi dalla moglie Grazia Letizia Veronese e dal figlio Luca – al 9% Mogol e al 35% la casa discografica Ricordi, diventata poi Universal Music. Gli incassi, fino ad oggi, provenivano solamente dai diritti SIAE, ovvero dalle trasmissioni radio, televisive e dalla vendita dei dischi, così come stabilito per volontà dello stesso Lucio Battisti. Perciò niente commemorazioni, niente eventi, niente film, niente pubblicità. E ovviamente niente streaming.
Nel 2012 Mogol decide di far causa alla società per inadempienza, in quanto l’editore ha l’obbligo di promuovere un prodotto affinché questo non “muoia”. Così Acqua Azzurra è costretta a un risarcimento, va in liquidazione e il repertorio va all’asta per un valore di 14 milioni di euro. Sarà poi il tribunale di Milano nell’agosto 2018 a dare le linee guida per la valorizzazione del patrimonio, dando ufficialmente il via libera allo streaming musicale dei brani contenuti nei dodici album firmati dalla coppia Battisti-Mogol. Continuano a non essere disponibili i dischi scritti con Pasquale Panella, che fa capo a Editore Aquilone, il quale non ha ancora deciso di tornare a conferire mandati per l’amministrazione delle relative opere sulle piattaforme online.
«È un giorno importante – commenta Sony – per tutti i fruitori di musica sulle piattaforme digitali, soprattutto in riferimento ai più giovani che, dalla mezzanotte del 29 settembre 2019, potranno finalmente ascoltare gli innumerevoli successi creati da Lucio Battisti e Mogol, il più grande binomio artistico della musica italiana».
Ma c’è un altro 29 settembre nella storia della musica di Lucio Battisti. Sembra un paradosso. Eppure la stessa data che ricorda l’inizio della sua carriera, ne segna anche la fine. Quel giorno di venticinque anni fa, nel 1994, viene pubblicato il suo ultimo album Hegel. Un intero disco ispirato appunto al pensiero idealista Georg Wilhel Friedrich Hegel. Se l’esordio dell’artista è considerato una raccolta di grandi successi diventati classici della musica italiana, questo disco è stato nel corso degli anni definito enigmatico, incomprensibile. In un certo senso visionario e provocatorio, sincero e ben distante dalle tendenze che il mercato necessitava in quel momento.
Hegel non è l’inizio, ma il culmine di una fase di sperimentazione e rigoroso silenzio iniziato con la rottura con Mogol nel 1980. Dopo l’invenzione del pop italiano che gli viene attribuita, abbraccia l’elettronica, la dance, la disco e i testi sono più astratti e complessi. La critica gli si rivolta contro, ma a Battisti non interessa: non vuole ripetersi, vuole osare. Nonostante l’album tende a dirigersi verso direzioni che la musica italiana ignora ancora oggi, rimane il meno venduto e il meno ascoltato. Resta incomprensibile al grande pubblico, fan critico e appassionato ma terribilmente nostalgico del periodo Battisti-Mogol.