Il 28 agosto si è concluso il secondo giro di consultazioni. Prima ancora che iniziassero i colloqui con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, una delegazione del Pd e una del M5s si sono incontrate per discutere sul programma di governo condiviso. «Siamo al lavoro sui contenuti» ha infatti detto il capogruppo Pd alla Camera, Graziano Delrio. «Ribadisco, i veti non sono mai positivi» ha detto invece Stefano Patuanelli, capogruppo M5S al Senato. Non sono mancati gli attacchi da parte di Matteo Salvini che su Facebook ha condiviso un video in cui Luigi Di Maio ribadiva di non voler avere niente a che fare con «il partito di Bibbiano. col partito che in Emilia Romagna toglieva alle famiglie i bambini con l’elettroshock per venderseli io non voglio avere nulla a che fare, e sono stato in questo anno sicuramente quello che ha attaccato di più il Pd di quanto l’abbiano fatto tutti gli altri partiti».
La Piattaforma Rousseau
Il Movimento 5 stelle ha reso però più complicata la trattativa. Secondo quanto scritto da Di Maio sul “Blog delle Stelle”, non appena il presidente della Repubblica affiderà l’incarico di governo, il movimento sottoporrà il progetto del programma politico al voto degli iscritti della Piattaforma Rousseau. «Il Presidente Mattarella domani completerà il secondo giro delle consultazioni e ascolterà le valutazioni dei gruppi parlamentari. Il confronto tra le forze politiche su questa base sarà portato avanti dal presidente del Consiglio che eventualmente domani potrebbe essere incaricato dal Presidente Mattarella. Alla fine di questo percorso ci sarà una proposta di progetto di governo che sarà stata condivisa tra le forze politiche che intendono entrare in maggioranza. Prima che venga sottoposta al Presidente della Repubblica, questa proposta sarà votata online su Rousseau dagli iscritti del M5S. Solo se il voto sarà positivo la proposta di progetto di governo sarà supportata dal M5S. Il voto dovrebbe avvenire entro la prossima settimana». Il Pd però non ha apprezzato la scelta che considera un «grave sgarbo istituzionale» al presidente della Repubblica. Inoltre alcune fonti sottolineano come questa decisione rischi di far «saltare tutto, perché Di Maio è tornato a rivendicare la vicepresidenza del Consiglio».
L’assemblea del Pd e le dimissioni di Carlo Calenda
Nella stessa giornata delle consultazioni, si è svolta alla Camera l’assemblea del Pd che ha dato mandato al segretario Nicola Zingaretti di esprimere al presidente della Repubblica «la disponibilità a verificare con il presidente incaricato le condizioni politiche e programmatiche e contribuire a dare vita al nuovo Governo». Tutti i componenti della direzione hanno votato a favore della relazione del segretario tranne il senatore Matteo Richetti che ha detto no. Inoltre Carlo Calenda ha dato le sue dimissioni attraverso una lettera indirizzata a Nicola Zingaretti e Paolo Gentiloni. «Caro Nicola, Caro Paolo, vi prego di voler accettare le mie dimissioni dalla Direzione nazionale del Partito democratico». La decisione era stata già annunciata durante un’intervista a RadioCapital in risposta all’accordo di governo con il M5S: «Stringendo questa alleanza, il Pd rinuncia a combattere per le sue idee e i suoi valori. E questo non posso accettarlo», ha detto Calenda.
Il @pdnetwork ha preso la sua decisione. Ho ritenuto di fare chiarezza prima dell’incontro fra @nzingaretti e il Presidente della Repubblica, rassegnando le mie dimissioni. https://t.co/4WaI3bEB48 @SiamoEuropei pic.twitter.com/5PsvphTLa5
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) August 28, 2019
Consultazioni – Le minoranze linguistiche e Liberi e Uguali
I senatori delle minoranze linguistiche non voteranno contro, ma si asterranno. «Poniamo fiducia al presidente della Repubblica, ma ci asterremo. Voteremo di volta in volta». La delegazione di Liberi e Uguali è uscita dal colloquio con Mattarella ribadendo di essere favorevole a un governo di “svolta”.
Fratelli d’Italia
La leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, è stata abbastanza chiara e decisa. Ha ribadito infatti il suo no al nuovo governo e ha invocato la possibilità di scendere in piazza qualora non si andasse a nuove elezioni. «L’unico sbocco possibile per questa crisi di governo e lo scioglimento delle camere e il ritorno alle urne. Un governo fatto da forze politiche che si sono candidate dicendo che avrebbero ciascuno combattuto l’altro e che adesso si alleano è un inganno per gli elettori». Per Giorgia Meloni è necessaria andare a elezioni. «Questo sarà un governo lontano da quello che gli italiani chiedono in tutte le elezioni. La stabilità si avrebbe con le elezioni. Confidiamo che di fronte a una intesa dettata dalla paura del voto, il presidente Mattarella valuti di non farsi notaio di questo patto della poltrona e di sciogliere le Camere. Abbiamo chiesto di concludere questa crisi almeno oggi e di non concedere altro tempo per questo osceno baratto delle poltrone».
Per noi l’unico sbocco possibile di questa crisi è il voto. Un governo di partiti che si sono candidati dicendo agli elettori che si sarebbero combattuti è un inganno. Per questo scenderemo in piazza nel caso in cui si concretizzasse il patto della poltrona. Sarete dei nostri?
— Giorgia Meloni 🇮🇹 ن (@GiorgiaMeloni) August 28, 2019
Partito Democratico
Alle 15:55 la delegazione del Partito Democratico è entrata in Quirinale per incontrare il presidente Mattarella. Nicola Zingaretti ha ribadito la volontà del Pd di dar vita a un nuovo governo con il Movimento 5 stelle. «Sosteniamo l’ipotesi di un nuovo governo con una nuova maggioranza politica. Abbiamo riferito al presidente di aver accettato la proposta del Movimento di indicare, in quanto partito di maggioranza relativa, il nome del presidente del Consiglio. Abbiamo confermato a Mattarella, in sintonia con quanto detto in occasione del nostro primo incontro, l’esigenza di costruire un governo di svolta e di discontinuità con il governo precedente». Rispondendo a chi non vede una discontinuità con il governo precedente, Zingaretti ha detto che «deve essere chiaro che non c’è nessuna staffetta da proseguire e nessun testimone da raccogliere. C’è semmai una nuova sfida da cominciare, l’inizio di una nuova stagione politica. Amiamo l’Italia e crediamo che valga la pena tentare questa nuova esperienza».
Forza Italia
La delegazione di Forza Italia guidata da Silvio Berlusconi ha espresso la sua contrarietà alla possibilità di un governo giallo-rosso. Nelle sue dichiarazioni ha fatto due critiche esplicite al leader della Lega, Matteo Salvini. «Abbiamo manifestato al presidente della Repubblica la necessità di ridare la parola agli italiani e abbiamo manifestato tutta la nostra preoccupazione per il pericoloso scenario che si sta delineando. Il governo Pd-M5s è una soluzione politicamente sbagliata, inadeguata ad affrontare i problemi lasciati dall’esecutivo dimissionario. Forza Italia non potrà che essere all’opposizione di un governo che non nasce dalla volontà degli elettori, ma da una manovra di palazzo. La nostra sarà un’opposizione ferma e senza compromessi». Berlusconi si è proposto come pilastro del centro-destra. «Oggi inizia per noi un cammino impegnativo per tornare a essere il primo partito in Italia e nel centro-destra. Un centro-destra di cui Forza Italia deve essere il fulcro, la testa e la spina dorsale lontano da ingenuità sovraniste e tentazioni populiste». «Vogliamo rilanciare — ha precisato — un centrodestra europeo, atlantico, liberale e cristiano e lontano dai sovranismi per riaffermare l’onore e il ruolo dell’Italia nel mondo».
Lega
Matteo Salvini ha ribadito il suo no a questo governo e ha sottolineato alcune contraddizioni che, secondo lui, emergerebbero qualora M5s e Pd si alleassero. «Al presidente della Repubblica abbiamo espresso lo sconcerto, non della Lega, ma di milioni di italiani di fronte all’indecoroso spettacolo della guerra alle poltrone che si sta verificando in questi giorni». Il leader del Carroccio non ha mancato di attaccare i presidenti di Francia e Germania e l’Unione europea. «Il candidato a presidente del Consiglio probabilmente l’hanno trovato a Biarritz seguendo le indicazioni di Parigi, Berlino e Bruxelles. Forse a qualcuno dava fastidio un popolo e un governo che stava restituendo dignità e futuro alle famiglie e alle imprese italiane. Non ci avrebbero mai permesso una manovra coraggiosa fondata sulla flat tax e questo ha portato ai no di Conte». Non sono di certo mancati gli attacchi al Partito democratico. «Tutte le elezioni hanno visto perdere un solo partito, il Partito democratico. Milioni di italiani si stanno chiedendo a cosa serve votare se quelli che mandano a casa tornano dalla finestra. Il Pd è quello della Buona Scuola, di Bibbiano, di Banca Etruria, della Legge Fornero, del Jobs Act e dei porti aperti». Salvini ha continuano a evidenziare la fragilità di questo possibile nuovo esecutivo. «Sfido chiunque a dirmi che Pd e M5s rappresentano la maggioranza del Paese quando stanno già litigando al suo interno soprattutto su ministeri e poltrone. La verità vera è che 60 milioni di italiani sono in ostaggio di 100 parlamentari (secondo fonti della lega si riferisce ai parlamentari renziani) che hanno paura di perdere la poltrona. Noi ci siamo, rimaniamo, la Lega rimane baluardo e garanzia, certezza di futuro di questo Paese. Questo governo ha nelle poltrone, nella vendetta e nel nemico Salvini come unico collante. Mattarella chiede un governo di lunga prospettiva, mi dica qualcuno se 5stelle e Pd è un governo di lunga prospettiva. Non è meglio andare a elezioni? Noi il giudizio del popolo lo affrontiamo a testa alta e con il volto scoperto», ha concluso.
Movimento 5 Stelle
L’ultima delegazione a essere ricevuta dal presidente Mattarella è quella del Movimento 5 stelle. Luigi Di Maio ha ribadito il suo ok all’accordo con il Partito democratico. «C’è un accordo politico con il Partito democratico sulla scelta di Giuseppe Conte come presidente del Consiglio, a cui spetterà di formare un nuovo Governo». Il leader del pentastellato ha giocato molto in difesa sottolineando che «il 4 marzo 2018 gli italiani avevano votato per risolvere i loro problemi, non i problemi dei partiti o di quelli che ne approfittano. Oggi abbiamo detto al presidente della Repubblica che il Movimento non si sottrarrà alle proprie responsabilità. Abbiamo iniziato un lavoro il 4 marzo 2018 e vogliamo portarlo a termine. Non scapperemo, noi, dalle promosse fate agli italiani». Di Maio ha voluto rispondere alle critiche e alle accuse portate avanti dalle altre forze politiche annunciando che il partito del suo ormai “ex” alleato lo aveva contattato per proporgli l’incarico di presidente del Consiglio. «La Lega mi ha contattato in questi giorni per propormi l’incarico di presidente del Consiglio per riformare un governo con il M5s e di averlo inoltre comunicato ai piani istituzionali. Li ringrazio con sincerità, ma a me interessa solo il meglio del Paese, non il mio. Io ho rinunciato al ruolo di candidato premier già a marzo e grazie a questo l’Italia ha potuto conoscere Giuseppe Conte. Anche oggi rifiuto l’offerta della Lega con serenità e gratitudine per chi l’ha avanzata. Quel conta è che l’Italia sia sempre più forte. E l’incoraggiamento di Trump ci fa capire che siamo sulla strada giusta. Se Mattarella dovesse dare l’incarico a Giuseppe Conte, come capo politico chiederò un programma omogeneo. Solo dopo aver ben definito tutte le cose da fare insieme si potrà decidere chi sarà chiamato a fare le politiche concordate», ha concluso.
Il presidente della Repubblica ha convocato così Giuseppe Conte per ricevere l’incarico domani mattina alle 9:30.