Il pensiero Marchionne: 10 frasi per ricordarlo a un anno dalla scomparsa

È passato un anno da quando Sergio Marchionne, il manager di Chieti che rivoluzionò la Fiat, se n’è andato all’età di 66 anni. Un uomo dedito al lavoro e all’azienda, una figura a metà fra l’industria e la finanza. Migrato in Canada a 14 anni, è stato viaggiatore e innovatore. Entrato in Fiat nel 2004 nel ruolo di amministratore delegato, è diventato il simbolo del gruppo Fca.

Celebre la sua passione per i maglioni a girocollo, indossati al posto delle giacche, così come la sua grande riservatezza. Marchionne amava la musica, la cucina e le sigarette, ma non era solito frequentare i salotti mondani, preferendo passare il tempo con la sua famiglia. Con la sua professionalità aveva conquistato la fiducia di tanti, tra cui il presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Abbiamo raccolto qui dieci delle sue frasi più famose, che riassumono il pensiero-Marchionne.

1. «Siate come i giardinieri, investite le vostre energie e i vostri talenti in modo tale che qualsiasi cosa facciate duri una vita intera o perfino più a lungo».

2. «La leadership non è anarchia. In una grande azienda chi comanda è solo. La collective guilt, la responsabilità condivisa, non esiste».

3. «Mi ricordo i primi 60 giorni dopo che ero arrivato qui, nel 2004: giravo tutti gli stabilimenti e poi, quando tornavo a Torino, il sabato e la domenica andavo a Mirafiori, senza nessuno, per vedere quel che volevo io, le docce, gli spogliatoi, la mensa, i cessi. Cose obbrobriose. Ho cambiato tutto: come faccio a chiedere un prodotto di qualità agli operai e farli vivere in uno stabilimento così degradato?».

4. «Ai miei collaboratori, al gruppo di ragazzi che sta rilanciando la Fiat, raccomando sempre di non seguire linee prevedibili, perché al traguardo della prevedibilità arriveranno prevedibilmente anche i concorrenti. E magari arriveranno prima di noi».

5. «Quello che ho imparato da tutte le esperienze di amministratore delegato negli ultimi dieci anni è che la cultura aziendale non è solo un elemento della partita, ma è la partita stessa. Le organizzazioni, in sintesi, non sono null’altro che l’insieme della volontà collettiva e delle aspirazioni delle persone coinvolte».

6. «L’Italia è un paese con una delle più grandi ma inespresse potenzialità che io conosca, è un Paese che non si vuole bene. Sulle prime quattro o cinque pagine dei giornali si legge solo di litigi e di discussioni che non hanno impatto sull’Italia e sul futuro dei giovani. Se non smettiamo di portare avanti questi dibattiti, non faremo molta strada».

7. «Noi italiani siamo da sempre il Paese dei Gattopardi. A parole vogliamo che tutto cambi, ma solo perché tutto rimanga com’è».

8. «Non so se la filosofia mi abbia reso un avvocato migliore o mi renda un amministratore delegato migliore. Ma mi ha aperto gli occhi, ha aperto la mia mente ad altro».

9. «La vera validità di un amministratore delegato oggi si può pesare soltanto in termini di impatto umano che ha sulla sua struttura. Suo compito più importante è quello di scegliere i leader giusti e metterli nei posti giusti. Per leader giusti intendo persone che hanno il coraggio di sfidare l’ovvio, di seguire strade mai battute, di rompere schemi e vecchie abitudini che sono visibili alla concorrenza, di andare oltre a quello che si è già visto. Uomini e donne che comprendono il concetto di servizio, di comunità e di rispetto per gli altri. Sono persone che agiscono con rapidità ma hanno la capacità di ascoltare. Sono affidabili, nel senso che mantengono sempre le promesse e non fanno promesse che non sono in grado di mantenere. E soprattutto hanno la visione del loro agire in un contesto sociale».

10. «Se c’è una cosa che ho imparato in tutti questi anni è che la prima garanzia che dobbiamo conquistarci per poter scegliere è la libertà; essere liberi significa avere la forza di non farsi condizionare, essere liberi vuol dire anche trovare il coraggio di abbandonare i modelli del passato e le vecchie abitudini e dipendenze. Le strade comode e rassicuranti non portano da nessuna parte e di sicuro non aiutano a crescere; fanno solo perdere il senso del viaggio».

 

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Alice Scaglioni

Ho frequentato il Master di Giornalismo IULM. Mi occupo principalmente di economia, tecnologia ed esteri. Scrivo per il Corriere della Sera, redazione Economia, PrimaOnline e D la Repubblica, nella sezione DYoung. Fan di Twitter, dove condivido tutto quello che scrivo (@alliscaglioni)

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