Che si chiami all’americana doggy bag, alla cinese dabao (che significa “Mi faccia un pacchetto”) o all’italiana rimpiattino, l’abitudine di portarsi a casa il cibo avanzato è un fenomeno in crescente sviluppo. Ma non in Italia dove, osserva la Coldiretti “permangono molte resistenze nonostante la richiesta di portare a casa gli avanzi dei pasti consumati nella ristorazione sia un diritto dei clienti sancito anche dall’entrata in vigore della legge 166/16 sugli sprechi alimentari”. Tra gli italiani sempre secondo un sondaggio della Coldiretti, il 9% non chiede la doggy bag perché non è educato, è volgare, da poveracci e il 5% perché si vergogna. Un comportamento irragionevole se si considerano gli ultimi dati sulla povertà in Italia: 2,7 milioni le persone che durante l’ultimo anno sono andate avanti con le mense dei poveri o con pacchi di auto alimentari.
Un problema etico che ha delle ripercussioni sul piano economico e ambientale per l’impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti. In questo panorama si inserisce un’app che salva gli avanzi. Too Good to go, troppo buono per essere buttato, si basa sull’idea che i prodotti o i piatti rimasti invenduti e che per legge non devono essere rimessi in commercio il giorno successivo possano essere acquistati dai cittadini a un terzo del prezzo originale.
I ristoratori o commercianti iscritti all’applicazione mettono in vendita delle “Magic Box” contenenti una selezione di piatti invenduti. Chi compra lo fa a scatola chiusa perché non sa cosa potrà avanzare al negoziante a fine giornata. L’utente cittadino si geolocalizza per scoprire il negozio più vicino, con un click compra il cibo che ritirerà al momento della chiusura. Il negoziante smaltisce, l’acquirente risparmia e l’ambiente ringrazia.
Una startup così geniale nella sua semplicità che sta espandendo la propria formula ovunque. Nata nel 2015 a Copenaghen è ora attiva in 11 Paesi europei tra cui l’Italia in cui il servizio è stato attivato in più di 500 punti vendita. Ad oggi, ogni giorno, su dieci “Magic Box” messe in vendita, sette sono salvate.
A capo dell’app in Italia c’è Eugenio Saponara, plurilaureato in ingegneria aerospaziale al Politecnico di Torino e all’Ecole Nationale Superièure de l’Aeronautique de Toulouse, nonché ideatore della startup Alveare che dice sì, nella sua ramificazione italiana. Si tratta di una rete di gruppi di acquisto che permette ai cittadini di entrare in contatto con produttori locali.
Uno strumento contro lo spreco 2.0 a cui gli italiani, che secondo Waste Watcher buttano 36 kg di cibo all’anno procapite, stanno rispondendo positivamente. Un trend prevedibile visto che già da tempo sulle nostre tavole sono tornati i piatti del giorno dopo come polpette, frittate, macedonie. Ricette che preservano la tradizione strizzando l’occhio alla tasca e all’ambiente.