Nel 2018 «sono stati iscritti in anagrafe per nascita solo 439.747 bambini, il minimo storico dall’Unità d’Italia. La diminuzione è di oltre 18 mila unità rispetto al 2017 (-4,0%)». A riportarlo è l’ultimo bilancio nazionale dell’Istat, che ha tracciato uno scenario mai così negativo per la demografia italiana. Al 31 dicembre 2018, infatti, i residenti complessivi ammontavano a 60.359.546 unità, oltre 124 mila in meno del 2017 (-0,2%).
Si tratta del quarto anno consecutivo in netta flessione, «configurando per la prima volta negli ultimi 90 anni una fase di declino demografico». Rispetto al 2014 il saldo è pari a -677 mila cittadini, quanto una città grande come Palermo.
Nello specifico, il calo è totalmente addebitabile ai residenti italiani. Non fosse stato infatti per le oltre 638 mila nuove cittadinanze concesse, nel periodo in oggetto la diminuzione complessiva di questi ultimi si sarebbe attestata intorno al milione e 300 mila unità. Il tutto, mentre gli stranieri sono arrivati a costituire l’8,7% della popolazione complessiva (+2,2%), con un saldo naturale tra nascite e morti pari a +57.554. Il nostro? -251 mila.
Non solo: l’anno scorso ad aumentare è stata anche l’emigrazione italiana verso l’estero, al +1,9%.
L’unica area del Paese in controtendenza è, per il rotto della cuffia, il Nord-Est: +0,1% della popolazione residente. Al contrario, i decrementi più sensibili si sono registrati al Sud e nelle Isole, rispettivamente al -0,46% e al -0,53%.
Per il quarto anno consecutivo diminuiscono i residenti in Italia: al 31 dicembre 2018 sono 60.359.546, oltre 124mila in meno rispetto al 2017. Nello stesso anno si registrano il livello minimo di nascite, meno decessi e meno iscrizioni dall’estero #istat https://t.co/zJeL0Xnv2F pic.twitter.com/fYkr8hBwLR
— Istat (@istat_it) July 3, 2019
Quali le ragioni di tutto ciò? L’Istat ha chiamato in causa fattori strutturali dovuti «da un lato all’uscita dall’età riproduttiva delle generazioni molto numerose nate all’epoca del baby-boom, dall’altro all’ingresso di contingenti meno numerosi a causa della prolungata diminuzione delle nascite osservata a partire dalla metà degli anni Settanta». In più, fa notare l’ente presieduto da Gian Carlo Blangiardo, «negli ultimi anni ha iniziato progressivamente a ridursi anche il numero di stranieri nati in Italia. Tra le cause del calo, la diminuzione dei flussi femminili in entrata nel nostro Paese, il progressivo invecchiamento della popolazione straniera, nonché l’acquisizione della cittadinanza italiana da parte di molte donne straniere». (AV)