Ci sono voluti otto anni. Tanti sono passati dal primo contatto con l’Olimpia. Ma alla fine ce l’ha fatta. Ettore Messina è arrivato a Milano. Non sarà però un semplice allenatore, avrà anche l’incarico di “President of Basketball Operations”. Un doppio ruolo che sa di rivoluzione, perché è quello che serve oggi all’Olimpia Milano. La maledizione degli anni dispari è arrivata anche in questo 2019, dove gli obiettivi stagionali sono sfumati uno dopo l’altro.
Simone Pianigiani, dopo lo scudetto vinto al primo anno, ha fatto come i predecessori Luca Banchi e Jasmin Repesa, non ripetendosi nella stagione successiva. Ennesimo mancato raggiungimento dei playoff in Eurolega e fuori dai giochi per lo scudetto già alle semifinali. L’Olimpia Milano aveva dunque bisogno di cambiare, ora più che mai. E l’ha fatto con una formula nuova. Oltre al cambio di coach, sono arrivate anche le dimissioni dalla presidenza di Livio Proli, mai amato dalla tifoseria biancorossa.
Ci voleva un nome di spessore. Ci voleva uno come Ettore Messina. È riuscito finalmente a sposare la causa dell’Olimpia, dopo otto anni di corteggiamenti reciproci. Torna in panchina, perché quello è il suo sacro fuoco. Sarà anche il presidente operativo di Milano, coach e manager allo stesso tempo: figura inedita nel panorama del basket italiano, ma già testata in NBA. È questo infatti il modello a cui ispirarsi, in stile San Antonio Spurs, squadra texana in cui Messina è stato il vice di coach Gregg Popovich negli ultimi cinque anni.
Popovich è quasi una divinità in quel di San Antonio, dove da 23 anni fa sia l’allenatore che il dirigente. Messina ha studiato molto il tecnico americano e ha deciso di proporre questo meccanismo anche in Italia. Aveva voglia di tornare ad allenare, ma se l’Olimpia gli avesse offerto solo la panchina, non avrebbe accettato. Ha imparato a conoscere un rivoluzionario modo di fare basket in NBA e coordinare tutto è la nuova strada, per lui e per Milano. Potrà selezionare lo staff tecnico e pensare al mercato, tenendo sempre a mente il budget della società.
Serve un roster forte, magari non con tanti giocatori di primissima fascia, che riescano comunque a giocare coesi come una squadra. «La formula è sempre la stessa: difendere come matti, passarsi la palla e assumersi le proprie responsabilità», il messaggio lanciato dallo stesso Messina. Forse sarà un’Olimpia ancor più italiana: oltre alle conferme di capitan Andrea Cinciarini e Amedeo Della Valle, si pensa al ritorno a Milano di Nicolò Melli e all’approdo in biancorosso di Luigi Datome, cestista già allenato da Messina, sia al Fenerbahce che in Nazionale.
La rivoluzione delle “scarpette rosse” è appena incominciata. Il proprietario dell’Olimpia, Giorgio Armani, ha deciso di intraprendere un nuovo percorso per la sua squadra. Con il suo storico braccio destro Leo Dell’Orco in qualità di presidente del consiglio d’amministrazione del club e con il nuovo coach-manager. Serve subito tornare a vincere, per evitare che il presidente Messina licenzi l’allenatore Messina.