La Ferrari non ci sta. La penalità di 5 secondi inflitta a Sebastian Vettel nel Gran Premio del Canada è dura da digerire e la Rossa di Maranello ha deciso così di presentare ricorso alla Corte d’Appello della Federazione Internazionale Automobilistica. «In questo momento non possiamo che essere delusi, come squadra nel complesso ma soprattutto pensando a Sebastian e al pubblico – così il team principal Mattia Binotto sul sito della Ferrari – Per quanto riguarda Seb, penso che non avrebbe potuto fare nulla di diverso da quello che ha fatto, motivo per cui abbiamo deciso di appellarci alla decisione degli steward».
Tecnicamente, le penalità di tempo sono previste dall’articolo 17, paragrafo 1, comma 2a del regolamento sportivo e quindi non possono essere appellate. Ma la Ferrari ha deciso comunque di procedere, come segnale forte nei confronti delle avversarie per tentare di riguadagnare peso politico. Si è trattato di un caso estremamente controverso, dove non si è aspettata la fine della gara e non sono stati minimamente ascoltati i due protagonisti dell’incidente. La Ferrari ha tempo fino a giovedì 13 giugno per confermare la richiesta d’appello e poi il Tribunale della Fia dovrà decidere l’ammissibilità.
Vettel parks up at the entrance of the pit lane and wheels his car away…#CanadianGP 🇨🇦 #F1 pic.twitter.com/F1u2Cq3bfl
— Formula 1 (@F1) June 9, 2019
Difficilmente potrà esserci il ribaltamento del risultato sportivo, dato che la Mercedes potrebbe anche sostenere che pur senza i 5 secondi di penalità, Hamilton avrebbe sorpassato Vettel, andando a vincere comunque la gara. Ma le Frecce d’Argento e il team principal Toto Wolff sembrano non voler forzare la mano in tribunale. Sarebbe meglio poter decidere con più calma, perché episodi come quello di Montreal lasciano sempre dei dubbi: la Federazione dovrebbe rivalutare la decisione presa, ascoltando prima di tutto i piloti. Tanto la Mercedes per vincere questo mondiale non ha bisogno di aiuti esterni.
Da anni si invoca un maggior equilibrio nelle scelte dei commissari, che dovrebbero anche essere sempre gli stessi a ogni gara. Fa rabbrividire pensare che in un episodio praticamente identico, come quello di Montecarlo 2016, non sia arrivata nessuna penalità a Lewis Hamilton. Eppure in quel caso, il pilota Mercedes aveva accompagnato verso le barriere Daniel Ricciardo. Lo stesso Ricciardo che nell’ultima gara in Canada non è stato penalizzato nonostante i continui cambi di traiettoria sul rettilineo in faccia a Valtteri Bottas. Invece, lo scorso anno in Giappone, penalità per Max Verstappen in un contatto fra gomme posteriori con Kimi Raikkonen.
Ogni caso può essere interpretato in un modo o in un altro. Proprio per questo la Formula 1 deve svoltare e diventare sempre più chiara e semplice. Salvo clamorose sorprese, l’appello non ridarà la vittoria a Vettel, ma urge un cambio di regolamento e magari modificare questo benedetto articolo 17, paragrafo 1, comma 2a. Sui social sono arrivati molti messaggi a favore del ferrarista, come quello del campione del mondo 1992 Nigel Mansell: «Davvero, davvero imbarazzante. Due grandi campioni che stavano lottando, un risultato fasullo. Vettel in quel momento era passeggero della sua macchina, cosa poteva fare di diverso?».
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Oppure, le frasi del campione del mondo 1978 Mario Andretti: «Io penso che il compito dei commissari sia quello di tutelare la sicurezza dei piloti, quando si fanno manovre pericolose, non quando si commettono errori dettati da una dura lotta. Quello che è successo non è accettabile, nel nostro amato e grande sport». Ma c’è anche una voce fuori dal coro, come quella del campione del mondo 1996 Damon Hill: «A mio avviso Vettel avrebbe potuto lasciare più spazio, ma abbiamo perso un gran finale a pochi giri dalla fine a causa della penalità. La situazione era così al limite da poterli lasciare continuare».
Decisioni come quella di Montreal rischiano di far disinnamorare gli appassionati di questo sport. Così come forse è già successo allo stesso Vettel, autore di vari gesti polemici dopo la penalità, come evitare le interviste, non mettere la macchina nel parco chiuso e soprattutto togliere il segnaposto numero 1 dalla Mercedes mettendolo idealmente nel posto dedicato alla sua Ferrari. «Lasciamo il Canada con la consapevolezza che oggi, come per tutto il weekend, – ha chiuso Binotto – abbiamo dimostrato di essere competitivi e questo ha dato una dose di fiducia a tutta la squadra». Una Ferrari tornata vincente, nonostante la penalità.