L’estrema volatilità dello spread, il rischio di una procedura d’infrazione per deficit eccessivo da parte della Commissione europea, le tensioni all’interno di un Esecutivo dagli equilibri precari – dopo la vittoria della Lega alle elezioni europee – e l’urgenza di pensare a una Legge di Bilancio per il 2020, che riduca il deficit e rilanci una crescita sempre più asfittica, fanno presagire un’estate bollente per l’Italia.
Come se non bastasse, una settimana fa il Parlamento ha approvato una mozione in cui si prendeva in considerazione l’emissione dei cosiddetti mini-Bot (Buoni ordinari del Tesoro di piccolo taglio, senza scadenza ed interessi). Una mossa azzardata che ha fatto impennare lo spread, passato in poche ore da 266 a 290 punti base e che, secondo Moody’s, «desta preoccupazioni».
In una nota l’agenzia di rating ha messo in guardia l’Italia: «sebbene sia molto improbabile l’emissione di titoli di questo tipo, il fatto che la proposta sia ricomparsa è credit negative». Un fattore negativo – ha precisato – sulla valutazione del rating del Paese, già minato da un debito pubblico e un deficit che pesano come macigni sull’economia.
Il “richiamo” dell’agenzia è in linea con la posizione espressa dalla Banca d’Italia e dal ministero del Tesoro. Concordi sul fatto che «ci sono modi più standard» per intervenire. Al testo originario della mozione – non vincolante – che riguardava il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, sono state aggiunte «dieci righe», volute dalla Lega e dal Movimento Cinque Stelle. Un breve passaggio con cui si prevedeva la possibilità di emettere dei mini-Bot che avrebbero permesso allo Stato di pagare i propri creditori.
Questa proposta, che ha risvegliato i timori dei mercati e dell’Unione europea su un’uscita dell’Italia dall’Euro, vede come promotore Claudio Borghi, consigliere economico della Lega. Soltanto due anni fa, lo stesso Borghi spiegava come l’emissione dei mini-Bot avrebbe permesso all’Italia di abbandonare l’Euro in modo indolore, rispettando le regole europee.
Il presidente della Banca Centrale europea Mario Draghi ha subito chiarito che i mini-Bot «o sono soldi, quindi una cosa illegale, o non sono altro che uno stock sale». In altre parole, un debito aggiuntivo per il Paese.
Cosa sono i mini-Bot?
I mini-Bot non sono altro che dei BOT di piccolo taglio (da 5, 10, 20, 50, 100 euro) che non hanno né una scadenza, né dei tassi di interesse. Sponsorizzati dalla Lega, questi dovevano servire come banconote, fungendo da moneta equivalente all’Euro.
Dopo averli messi in circolazione, lo Stato li avrebbe usati per estinguere i propri debiti con le imprese o i cittadini, per esempio nel caso di rimborsi fiscali, che a loro volta li avrebbero utilizzati per pagare tutta una serie di servizi e beni erogati o legati alle pubbliche amministrazioni.
Perché si parla di Italexit
Borghi non ha mai fatto mistero di voler sfruttare i mini-Bot per evitare i fisiologici effetti negativi di un’eventuale (e da lui augurata) uscita dell’Italia dall’Euro.
Secondo i piani della Lega questi BOT di piccolo taglio avrebbero consentito un ritorno “morbido” alla Lira, evitando la corsa al contante o mesi senza banconote nella fase di passaggio. Costruendo poi il valore della nuova valuta sui mini-Bot in circolazione.
Un’idea questa che non sembra essere stata apprezzata né oggi né allora e che ha riportato l’attenzione su un euroscetticismo, mai davvero sopito.