Giro d’Italia di 20 anni fa, sabato 5 giugno 1999. Nell’hotel Touring a Madonna di Campiglio finisce la vita sportiva di Marco Pantani. Il ciclista di Cesenatico viene estromesso dalla corsa rosa, che stava dominando, dopo un controllo ematico nel quale gli fu riscontrato un valore di ematocrito nel sangue leggermente superiore alla media: 52% quando il limite consentito era 50.
Nell’immediata vigilia della penultima tappa di quell’edizione, frazione regina con Gavia e Mortirolo, incredulità e sgomento colpirono i migliaia di tifosi che erano a bordo strada fin dalla notte precedente per ammirare il passaggio in bicicletta del “Pirata”, il campione più amato.
Ma così non fu. L’immagine che resta impressa nella memoria è quella di un Pantani incredulo e arrabbiato, con la mano fasciata dopo aver rotto con un pugno il vetro di una finestra dell’albergo, circondato dai giornalisti, con i carabinieri che lo scortano lontano dalla carovana rosa. La sospensione dalle gare durò solo 15 giorni ma quell’episodio fu l’inizio della discesa verso il baratro dal quale purtroppo non riuscirà più a risalire.
“Sono caduto e mi sono rialzato da mille infortuni, ma questa volta non so se ce la farò. Risalire sarà difficile”. Queste furono le poche dichiarazioni rilasciate a caldo dal leader della Mercatone Uno.
E così è stato, fino a quel drammatico 14 febbraio del 2004, quando venne ritrovato senza vita in una stanza di un residence a Rimini, per le conseguenze di un’overdose di cocaina e psicofarmaci. La fine di un eroe indimenticato che ancora oggi è vivo nel ricordo della famiglia, degli amici e di tutti gli appassionati della bicicletta che non hanno mai creduto alla versione ufficiale sulla sua morte, avvolta da troppi dubbi.