Pietro Tatarella deve rimanere in carcere.
È questo il punto sul quale hanno insistito i pm di Milano Luigi Furno e Silvia Bonardi nell’udienza odierna, insieme all’aggiunto della Dda Alessandra Dolci: finchè le indagini sul sistema di corruzione, appalti, nomine pilotate e finanziamenti illeciti alla politica continueranno, l’ex consigliere comunale milanese – candidato con Forza Italia alle elezioni europee – dovrà rispettare la misura cautelare a lui indirizzata.
Tatarella era stato arrestato lo scorso 7 maggio insieme ad altre 27 persone ritenute a vario titolo responsabili di associazione per delinquere e favoreggiamento di associazione mafiosa, a seguito della maxi inchiesta condotta dai Carabinieri di Monza e dalla Guardia di Finanza di Varese con il coordinamento della Dda milanese. Nell’inchiesta sulle tangenti in Lombardia sono coinvolte anche diverse società che potrebbero essere iscritte nel registro degli indagati, tra le quali Amsa.
La carriera di Tatarella era iniziata nel 2006 a soli 22 anni, con la sua candidatura alle elezioni per il consiglio regionale della Lombardia. Nel 2007 venne nominato a consigliere di zona 7, per poi approdare tra i banchi di Palazzo Marino nel 2011, come consigliere regionale di FI. La cavalcata del volto futuro degli Azzurri è stata però interrotta dall’arresto, arrivato proprio in piena campagna elettorale.
Nell’udienza, i legali del politico di FI, gli avvocati Nadia Alecci e Luigi Giuliano, hanno richiesto ai giudici che il loro assistito venga rimesso in libertà o, in subordine, che venga posto agli arresti domiciliari. Secondo la sua difesa, infatti, per quanto concerne l’accusa di finanziamento illecito si sarebbero verificate unicamente «violazioni di tipo amministrativo e non penale».
Il finanziamento di 25mila euro dichiarato da Tatarella, secondo la loro ricostruzione, non sarebbe infatti stato utilizzato dallo stesso ex consigliere, bensì dall’altro politico degli Azzurri Fabio Altitonante: anche il nome di quest’ultimo figura tra gli arresti del 7 maggio. Secondo la difesa, Tatarella era «mandatario elettorale» di Altitonante.