Quest’anno Altaforte, casa editrice vicina a CasaPound che pubblicherà il libro-intervista di Matteo Salvini, parteciperà al Salone del Libro di Torino, dato che ha acquistato e pagato regolarmente il proprio stand. È quanto ha deciso il comitato organizzativo della fiera in risposta alla richiesta del direttore Nicola Lagioia di aprire un dibattito su questo tema. Il comitato ha fatto riferimento alla libertà di pensiero garantita dalla Costituzione, quindi alle leggi Scelba e Mancino: «È indiscutibile il diritto per chiunque non sia stato condannato per aver propagandato idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, di acquistare uno spazio al Salone».
Il mondo antifascista a questo punto si è diviso: da un lato ci sono coloro che vogliono comunque partecipare all’esposizione per contrastare la presenza di Altaforte, dall’altro coloro che si sono ritirati per protesta. La lista delle defezioni, a pochi giorni dall’inizio della manifestazione, è sempre più lunga.
«Annullerò la mia partecipazione al Salone del Libro di Torino» ha dichiarato Carlo Ginzburg. Lo storico e saggista, figlio del letterato antifascista Leone, che morì in carcere nel 1944 in seguito alle torture subite dalle SS, ha fatto sapere che diserterà la fiera per la presenza della casa editrice di destra. Ginzburg, che avrebbe dovuto presentare il proprio libro Nondimanco. Machiavelli, Pascal (Adelphi), ha sottolineato che la sua «è una scelta politica, che non ha nulla a che fare con la sfera della legalità».
Il collettivo Wu Ming, in seguito alla decisione del comitato, ha dichiarato: «un comunicato che, in sostanza, dice: CasaPound non è fuorilegge, dunque può stare al Salone, basta che paghi. Ci si nasconde dietro il “legale” per non assumersi una responsabilità politica e morale. Per rigettare il fascismo non serve un timbro della questura. I fascisti vanno fermati e, metro dopo metro, ricacciati indietro. Non abbiamo intenzione di condividere alcuno spazio o cornice coi fascisti».
Il fumettista e disegnatore Zerocalcare ha annullato tutti i suoi appuntamenti al Salone e in un post su Twitter ha dichiarato di essere molto dispiaciuto ma di non poter «pensare di rimanere tre giorni seduto a pochi metri dai sodali di chi ha accoltellato i miei fratelli».
Si è ritirata anche l’Anpi, come ha confermato la presidentessa Carla Nespolo.
I consiglieri Cinque Stelle di Torino, Damiano Carretto e Daniela Albano, hanno chiesto su Facebook che «il comitato di indirizzo del Salone riveda la propria posizione ed escluda Altaforte».
Un gruppo di scrittori, tra i quali le autrici Michela Murgia, Chiara Valerio, Helena Janeczek, Teresa Ciabatti, sta invece lavorando a un documento con il quale, pur non disertando il Salone, si intende esprimere il disagio di «condividere lo spazio con un editore che presenta il fascismo come l’epoca d’oro della società italiana».
«Non possiamo abbandonare lo spazio del libro più importante d’Italia» ha spiegato Michela Murgia, autrice del pamphlet dal provocatorio titolo Istruzioni per diventare fascisti (Einaudi). «È importante esserci con il corpo. Stare. Uno stare di lotta, non passivo». Per questo, «io andrò al Salone e presenterò i volumi degli altri, ma non il mio, così da dare un segnale». Sul suo profilo Facebook ha aggiunto: «Se CasaPound mette un picchetto nel mio quartiere che faccio, me ne vado dal quartiere? Se Forza Nuova si candida alle elezioni io che faccio, straccio la tessera elettorale e rinuncio al mio diritto di voto? Se la Lega governa il paese chiedo forse la cittadinanza altrove? No. Non lo faccio. E non lo faccio perché da sempre preferisco abitare la contraddizione piuttosto che eluderla fingendo di essere altrove».
«Non sono mai i libri che fanno male — dice Chiara Valerio — nessun titolo deve essere messo all’indice. Per questo andrò al Salone a presentare i volumi dei colleghi. Ma sono anch’io a disagio nel far parte di un programma editoriale in generale antifascista, che però ospita un marchio collegato a CasaPound». In passato il Salone aveva già dato spazio a editori controversi, «ma quest’anno — nota Valerio — è il contesto politico che è cambiato».
A Torino ci sarà anche lo storico del Novecento Mimmo Franzinelli. «Vado nello spirito di essere una presenza alternativa a Salvini e CasaPound». Quanto alla decisione del Salone su Altaforte, «sul piano formale è ineccepibile, ma nel merito me lo devono spiegare cosa ha a che fare CasaPound con la cultura». Il problema secondo Franzinelli è a monte: «Uno dei motivi per andare è chiedersi, nel panel di cui farò parte, se sia giusto che CasaPound, il cui filone è il fascismo radicale, sia legale».
Da parte sua Francesco Polacchi, responsabile della casa editrice Altaforte, ha replicato alle critiche: «Io sono fascista. L’antifascismo è il vero male di questo Paese. Eravamo pronti alle polemiche ma non a questo livello allucinante di cattiverie. C’è addirittura chi sui social ha scritto che verrà a Torino per tirarci le molotov. Noi ci saremo perché ora è anche una questione di principio».