Tensione e scontri tra i manifestanti di estrema destra e polizia. Il 29 aprile un gruppo di 300 persone, divenuto poi di mille, ha sfidato i divieti imposti dalla prefettura lasciando il corteo di commemorazione organizzato in ricordo di Sergio Ramelli – il giovane militante del Fronte Gioventù ucciso nel 1975 – per dirigersi verso il corteo antifascista organizzato da alcune sigle della sinistra milanese. Il gruppo è stato fermato dalle Forze dell’Ordine in assetto antisommossa con una carica di alleggerimento.
Sono due gli agenti feriti e altrettanti i manifestanti contusi, anche se per un ex militare appartenente a un gruppo skinhead si è temuto il peggio quando è caduto a terra dopo aver perso conoscenza in seguito ad un colpo alla testa.
Dopo l’emergenza legata ai feriti, i manifestanti hanno evitato di proseguire il faccia a faccia con il cordone di polizia che, dopo lunghe trattative condotte anche dai parlamentari di Fratelli d’Italia, ha stabilito che i militanti raggiungessero la lapide in via Paladini, che ricorda il luogo in cui Ramelli venne aggredito da alcuni esponenti di Avanguardia Operaia. Sul posto i partecipanti alla manifestazione – molti dei quali appartenenti a CasaPound, Forza Nuova e Lealtà Azione – hanno deposto una corona di fiori eseguendo il saluto romano durante il rito del “presente”.
Nessun contatto c’è stato con il corteo antifascista che, poco prima, era partito da Piazzale Loreto promosso dai centri sociali come Cantiere e Lambretta, dal comitato Milano antifascista, antirazzista, meticcia e solidale. Ad aprire la manifestazione lo striscione: «Milano 29 aprile, nazisti no grazie». Per volontà della Questura, che ha voluto evitare la distanza ravvicinata con il corteo di estrema destra, il percorso dei manifestanti è stato cambiato. Il 29 aprile «non deve diventare una data contraltare del 25 aprile, i neo fascisti non hanno diritto di parola – ha dichiarato al megafono uno dei promotori della manifestazione -. Il problema sono anche i partiti istituzionali che legittimano le forze neo fasciste. Come Salvini che ormai interpreta tutte le parole d’ordine della destra estrema. Noi diciamo no al 29 aprile come celebrazione del fascismo che in Italia è reato».