Un uomo è stato arrestato a Christchurch, la cittadina neozelandese che lo scorso 15 marzo era stata al centro di un attentato alle due moschee locali.
Il sospetto è stato fermato in seguito al ritrovamento di munizioni e di un pacco che presumibilmente conteneva un ordigno artigianale, che il 33enne avrebbe tentato di nascondere all’interno di un immobile abbandonato nell’area urbana.
La polizia neozelandese, che ne ha comunicato l’arresto, si è inoltre adoperata per evacuare la zona limitrofa e disporre al tempo stesso una “no-fly zone” sul quartiere di Phillipstown, interdicendo momentaneamente il sorvolo da parte di elicotteri e di altri mezzi di ricognizione. Sul posto sono state immediatamente dispiegate unità anti-bomba e diverse ambulanze in via precauzionale.
«La polizia ha rinvenuto delle munizioni e un pacchetto che si sospetta contenga dell’esplosivo presso un indirizzo vacante», ha affermato John Price, comandante sovrintendente del distretto. «Il team di artificieri ha messo in sicurezza il pacco», ha aggiunto.
Gli investigatori non hanno ancora reso noto se ritengono che l’arrestato sia connesso agli attentati dello scorso marzo, ma la tensione continua a rimanere altissima nella città di Christchurch, così come nel resto del Paese.
Quello del 15 marzo è stato il più grande massacro nella storia della Nuova Zelanda: il killer, un suprematista bianco, aveva preso d’assalto le moschee di Al Noor e Linwood provocando oltre 50 morti e dozzine di feriti.
Anche in quel caso il perpetratore, il 28enne australiano Brenton Tarrant, era stato fermato con armi da fuoco e due esplosivi artigianali, occultati però non all’interno di un’abitazione bensì nel bagagliaio della sua automobile. Il ritrovamento odierno si è invece verificato in un edificio distante poco più di 1 km proprio dalla moschea di Linwood.
In seguito alla strage dello scorso marzo, il governo neozelandese aveva lanciato una riforma sulla normativa relativa alla detenzione di armi da fuoco.