Dopo la Camera dei Lord, anche la Camera dei Comuni ha approvato l’emendamento alla legge che sancisce l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea per obbligare la premier Theresa May a chiedere un rinvio della Brexit oltre il 12 aprile, data fissata per l’addio senza accordi. L’emendamento, inoltre, fornisce al Parlamento britannico la possibilità di fare cambiamenti vincolanti dal punto di vista legale alla richiesta che la May presenterà all’Ue. La nuova data potrebbe essere quella del 30 giugno.
La legge non cambia di molto lo scenario che si prospettava per la Brexit, con un rinvio non ancora deciso ma ormai dato per certo. Quello che porta di nuovo è un ulteriore indebolimento della posizione di Theresa May nei confronti del Parlamento.
Tempi record, invece, per l’approvazione di questo nuovo capitolo nella saga dell’uscita dall’Ue: nonostante le difficoltà che regolano i meccanismi interni dell’organo parlamentare, in tre giorni l’emendamento è stato discusso e votato da entrambe le Camere. Il sì definitivo è arrivato nella serata di lunedì, con 392 voti a favore e 85 voti contrari. Numeri che indicano come la legge, proposta dalla Laburista Yvette Cooper, abbia incontrato il sostegno sia dei suo partito che di quello dei Conservatori.
La premier May aveva già promesso al Parlamento la richiesta di un ulteriore rinvio di Brexit per il 30 giugno, e aveva informato il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk la settimana scorsa. La risposta dell’Unione Europea però non è prevedibile con certezza: non si sa infatti se i termini proposti dalla May verranno accettati. Tra questi, anche la promessa che il Regno Unito parteciperà alle elezioni europee del 26 maggio in caso non riuscisse a trattare definitivamente l’uscita.
Mercoledì la Premier britannica sarà a Bruxelles per trattare il nuovo rinvio, ma stando a quanto riportato dal Guardian la sua offerta potrebbe essere rifiutata, scegliendo un’estensione più lunga e più flessibile dei negoziati.
Gli antefatti
La scadenza iniziale per l’uscita dall’Unione Europea era prevista il 29 marzo, ma May non aveva avuto il via libera agli accordi dal Parlamento, ottenendo tre rifiuti. L’Ue aveva a sua volta negato una rinegoziazione, concedendo una proroga con scadenza al 12 aprile. A causa della scelta di una data così ravvicinata, era apparso da subito abbastanza chiaro che il tempo non sarebbe stato dalla parte della Premier britannica nel tentativo di ottenere il sostegno del Parlamento. Lo spauracchio di una Hard Brexit si era fatto sempre più minaccioso e probabile, prima che la May annunciasse la volontà di lavorare a un’intesa con il Partito Laburista. Nonostante le trattative siano in corso, una conclusione sembra ancora piuttosto lontana.