Flat tax, obiettivi di crescita e livelli di debito. Sono questi tre i temi che finiranno al centro dell’imminente vertice di governo, per sgombrare il terreno del consiglio dei ministri sul Def dal rischio dell’ennesima spaccatura nel governo. A spingere la “tassa piatta” nuovamente al centro della scena è l’urgenza politica più che l’attualità economica. Il 26 maggio ci saranno le elezioni europee, e l’attenzione nella maggioranza si concentra su quella data.
È il Carroccio a forzare sull’inserimento della Flat Tax nel Def, di cui il ministro dell’Economia Tria farebbe volentieri a meno anche per evitare ulteriori incognite sul Documento di economia e finanza già pieno di numeri problematici. Nelle ultime ore un accordo di massima tra Lega e Cinque Stelle, piuttosto freddi sulla tassa piatta, sembra trovato. La sfida non è impossibile, perché per ora si tratta di mettere nero su bianco delle indicazioni programmatiche senza addentrarsi nel campo assai più minato delle coperture. La sintesi potrebbe essere trovata su una formula che ribadisca l’impegno del governo per una riforma fiscale che porti verso la Flat Tax.
All’atto pratico, la questione non potrà essere affrontata prima dell’autunno. E lì il tema delle coperture diventerà cruciale anche perché sarà impossibile ricorrere ancora a un deficit che già vola per la mancata crescita. Proprio sulla crescita si gioca l’altra battaglia fra le ambizioni di Lega e M5S e la prudenza di Tria. Il Pil tendenziale è praticamente piatto, e la politica punta sull’accoppiata di sblocca-cantieri per rianimare un po’ gli obiettivi, che soprattutto per la Lega possono essere spinti anche da effetti finora non calcolati.
Sul debito, infine, non c’è volontà politica che tenga. Il suo peso sul Pil, cresciuto anche nel 2018 per una crescita più modesta del previsto e per il balzo nei tassi d’interesse, salirà ancora quest’anno, arrivando poco sotto un 133% che sfonderebbe ogni record nella straindebitata storia dei conti pubblici italiani.