Il disegno di legge “Codice Rosso”, una serie di norme contro la violenza di genere e domestica, ha ottenuto la maggioranza alla Camera con 380 voti favorevoli e nessun contrario, e ora andrà al Senato. In particolare sono stati approvati gli emendamenti sul “revenge porn”, con 461 voti favorevoli: tutti i presenti hanno optato per l’introduzione di quelle norme, e il risultato ha suscitato un applauso bipartisan. Il revenge porn è la pratica di pubblicazione e diffusione di materiale privato a contenuto sessualmente esplicito senza il consenso della persona ritratta: grazie alla nuova legge sarà punito con pene fino a 6 anni di carcere e multe dai 5 mila ai 15 mila euro.
Il caso che aveva fatto discutere molto in Italia sulla tematica del revenge porn era stato quello di Tiziana Cantone, una trentunenne napoletana che si era suicidata in seguito alla diffusione via internet di filmati a luci rosse che la riguardavano. Anche il caso recente della deputata del Movimento 5 Stelle Giulia Sarti, della quale sono state diffuse immagini sessualmente esplicite, ha probabilmente dato un’accelerazione al provvedimento.
Il ddl Codice Rosso è stato varato dal consiglio dei ministri nel novembre 2018 (data di inizio del suo iter parlamentare) grazie all’impegno del ministro della Giustizia Bonafede e della ministra della Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno. Sul voto finale del disegno di legge sono si astenuti il PD e LEU, perchè a loro dire ci sarebbero delle criticità all’interno del testo. I deputati del Movimento Cinque Stelle hanno indossato una rosa rossa durante la discussione del provvedimento, mentre quelli della Lega hanno optato per un nastrino rosso.
L’emendamento sul revenge porn era stato proposto settimana scorsa da Laura Boldrini e il presidente della Camera Roberto Fico lo aveva messo in votazione a scrutinio segreto, dove però non aveva ottenuto la maggioranza. A quel punto le deputate di Forza Italia e PD avevano occupato l’aula della Camera dove si discuteva il provvedimento, facendolo slittare alla settimana successiva. Luigi Di Maio, capo politico dei pentastellati, in quel momento a New York, aveva poi dichiarato che il Movimento avrebbe votato gli emendamenti sul revenge porn il martedì successivo, appunto il 2 aprile.
L’Italia approvando questa normativa si metterà in pari con la maggioranza degli stati occidentali, che hanno una legislazione in materia: la Francia dal 2016, l’Inghilterra dal 2015, e più di 40 stati USA. In Germania la questione è lasciata alla normativa civilistica ma si rischiano multe davvero salate.
Anche se l’esecutivo ha incassato la maggioranza sul Codice Rosso, c’è un’altra spaccatura all’interno del governo: la Lega infatti ha votato a favore di un emendamento di Fratelli d’Italia che chiedeva l’introduzione della castrazione chimica per coloro che hanno commesso più volte atti di stupro. Il Movimento 5 stelle si è subito smarcato e ha dichiarato che non avrebbe mai votato questo provvedimento. La Lega, anche se ha riconosciuto l’importanza di quell’emendamento, sembra aver accettato che la castrazione chimica non sarà legge in quanto, essendo contraria anche Forza Italia, non c’è una maggioranza che sostenga la mozione.