Le quattro opzioni alternative all’accordo sulla Brexit raggiunto dalla premier Theresa May con Bruxelles, sono state bocciate dalla Camera dei Comuni del Parlamento Inglese.
Le prime due mozioni, sostenute dall’ala laburista e dai Tory più moderati, erano favorevoli a un divorzio dall’Unione Europea più soft. Una mirava a lasciare il Regno Unito nell’unione doganale a costo di rinunciare ad accordi di libero scambio autonomi con paesi terzi, come gli Stati Uniti. L’altra favoriva l’uscita di Londra dall’Ue ma non dal mercato unico.
La terza e la quarta mozione tentavano invece di rovesciare il risultato referendario del 2016. Quella appoggiata dal leader del Labour, Jeremy Corbyn, era a favore di un secondo referendum. L’ultima, la più estrema, chiedeva al Parlamento il potere di revocare con un singolo voto di maggioranza l‘artico 50 sul divorzio dall’Ue e, in alternativa al no deal, rimandare la Brexit fino a data da destinarsi.
Dopo il fallimento delle quattro proposte, il ministro per la Brexit, Stephen Barclay, ha ricordato all’aula che il no deal è, attualmente, lo scenario più probabile per l’Inghilterra. I brexiters, che compongono la maggioranza del partito conservatore, hanno chiesto in una lettera ufficiale a May di sostenere l’uscita della Gran Bretagna non più tardi del 12 aprile, anche senza accordo. La premier britannica tentenna, sperando che nell’ennesimo voto di settimana prossima il proprio accordo riesca a passare.