Attimi di tensione durante la settima protesta dell’opposizione albanese davanti al parlamento di Tirana, dove si stava svolgendo la seduta ordinaria. Gruppi di manifestanti hanno tentato più volte di sfondare il cordone di sicurezza dell’entrata principale, dove erano schierati diversi agenti di polizia. Sono stati inoltre lanciati petardi e fumogeni in direzione delle forze armate.
Il Partito Democratico e il Movimento Socialista per l’Integrazione (LSI), insieme ai loro sostenitori e agli ex deputati, si erano dati appuntamento davanti al parlamento alle 9.30 per l’ennesima protesta nei confronti del premier socialista Edi Rama, accusato di corruzione e collusione con la criminalità organizzata. L’obiettivo dell’opposizione è quello di arrivare alle elezioni anticipate, in seguito all’istituzione di un governo transitorio. I suoi deputati hanno deciso di dimettersi in gruppo, rinunciando in questo modo ai propri mandati parlamentari. 17 di loro sono stati già sostituiti da altri candidati dell’opposizione, che erano stati inseriti nelle liste politiche del 2017.
Il parlamento si era riunito per il giuramento di tre nuovi deputati dell’opposizione, a cui è stato conferito il mandato dalla Commissione Centrale delle Elezioni.
Lo scorso 23 febbraio il premier Edi Rama aveva così spiegato a Repubblica il motivo delle proteste nei suoi confronti: «E’ il vecchio establishment, la vecchia destra che è stata mandata a casa cinque anni e mezzo fa dal voto degli albanesi. Adesso temono gli effetti della riforma giudiziaria che stiamo facendo con l’Unione Europea per combattere la corruzione: il vero cancro di questo Paese».