Brenton Tarrant vuole difendersi da solo. Il ventottenne australiano arrestato per le stragi nelle due moschee in Nuova Zelanda ha infatti licenziato il suo avvocato. A riferirlo è il quotidiano locale New Zealand Herald, avanzando l’ipotesi che Tarrant possa cercare di trasformare il processo in uno strumento per la propaganda suprematista.
Richard Peters, l’avvocato d’ufficio che ha difeso Tarrant nella sua prima apparizione in tribunale, ha detto di aver saputo direttamente dal suo assistito della rinuncia ad avere un legale ed ha dichiarato che Tarrant gli è parso lucido e non mentalmente instabile.
Il governo neozelandese intanto ha deciso che cambierà la legge sul possesso di armi. L’accordo per ora è stato raggiunto “in via di principio”, ha spiegato la premier Jacinda Ardern, e i dettagli delle riforme verranno resi noti entro il 25 marzo. «Ciò significa che a 10 giorni da questo orribile atto di terrorismo annunceremo riforme che, ritengo, renderanno il nostro paese più sicuro». Paese di cacciatori, con un’ importante lobby a sostegno delle armi, la Nuova Zelanda ha visto fallire diversi tentativi di imporre leggi più restrittive in questo settore. Attualmente si può possedere un’arma già a 16 anni, 18 si tratta di armi automatiche in stile militare.
Sul fronte delle indagini intanto si muove anche l’antiterrorismo australiano, che ha effettuato due raid in due abitazioni lungo la costa settentrionale del New South Wales vicino Grafton, dove è cresciuto Tarrant. «Obiettivo primario dell’operazione è raccogliere materiale potenzialmente utile alla polizia neozelandese impegnata nelle indagini», hanno reso noto la polizia federale e del New South Wales in un comunicato. La famiglia del ventottenne accusato dell’attacco continua intanto ad assistere le autorità nelle indagini.