Un maxi-incendio è divampato in un edificio di sostanze chimiche infiammabili a Dacca, capitale del Bangladesh, propagandosi poi anche nei palazzi adiacenti. Le fiamme si sono accese nell’area di Chawk Bazar verso le 17.40, le 23.40 italiane, e secondo quanto si apprende, il rogo è stato domato solo intorno alle 3 del mattino locali. Più di cinque gli edifici colpiti, alcuni peraltro contenevano anche plastiche.
Il numero delle vittime non è ancora stato precisato; fonti diverse parlano comunque di almeno una settantina di morti mentre altre addirittura ne dichiarano 80. Tra questi, ci sarebbero anche i partecipanti a una festa di addio al nubilato che si stava tenendo in uno degli edifici colpiti e gli avventori di un ristorante lì presente. Secondo le prime stime i feriti sarebbero 40. La paura comunque, in questi casi, è che il numero di decessi sia destinato a salire e che gli stessi feriti possano aggiungersi presto al numero dei morti.
Le 37 unità di vigili del fuoco inoltre hanno faticato per spegnere l’incendio, ostacolati dalle strette viuzze e dalla mancanza di fonti d’acqua. Molte delle persone sono rimaste intrappolate nei palazzi, come riferiscono fonti ufficiali locali che parlano di una «situazione davvero difficile». Un testimone inoltre ha raccontato al Guardian che nelle fasi iniziali dell’incendio si è creato un grosso ingorgo stradale che ha impedito a moltissime persone di scappare. «Le nostre squadre sono al lavoro» riferisce Mahfuz Riben, un ufficiale della centrale operativa della Protezione civile di Dacca, «molti dei corpi che sono stati rinvenuti sono ancora in fase di identificazione».
Il Bangladesh è noto da tempo per le scarse condizioni di sicurezza dei suoi edifici: nel 2012 un altro incendio, divampato in una fabbrica di materiale tessile, uccise circa 120 persone mentre nel 2013 il crollo di un palazzo fece più di mille vittime. L’incidente più simile a quello di ieri era però avvenuto nel 2010 quando un vecchio edificio usato come magazzino per sostanze chimiche prese fuoco uccidendo, anche lì, più di 120 persone.