Va avanti al Senato la discussione sul decreto che promulgherà il reddito di cittadinanza, mentre la maggioranza di governo sembra aver trovato un accordo sull’emendamento contro i “furbetti” del divorzio. La commissione Lavoro al Senato ha approvato la revisione della Lega che eviterà che il divorzio venga usato per ottenere i requisiti del reddito di cittadinanza. La data a cui fare riferimento è settembre 2018: per divorzi successivi a quella data gli ex coniugi saranno esclusi dal beneficio a meno che non presentino verbali certificati dalla polizia locale che attestino il cambio di residenza.
Sempre in Commisione la Lega, che ha tolto gli emendamenti riguardo gli stranieri più indigesti al Movimento Cinque Stelle, ha comunque ottenuto dei cambiamenti. Sempre riguardo agli stranieri, quello che vincola l’erogazione del reddito di cittadinanza agli stranieri extracomunitari a una certificazione di reddito e patrimonio del paese del nucleo familiare del paese di residenza. Saranno esentati i rifugiati politici e coloro che provengono da paesi dove non è possibile ottenere la certificazione. Di questi paese il Ministero del Lavoro presenterà una lista entro tre mesi.
Ma le polemiche continuano. Il ministro Barbara Lezzi si è lamentata a Mattina Cinque: «Sono offesa da questa rappresentazione dei cittadini del sud come una mandria di furbetti che vuole scroccare il reddito di cittadinanza. E mi dispiace la rassegnazione, dall’altra parte, di una pubblica amministrazione incapace di fare le opportune verifiche. Credo che si stia rappresentando qualcosa che non è così esteso e diffuso e che dove essere perseguita in maniera rigorosa».
Intanto, per la Camera di commercio di Roma ha parlato il presidente Lorenzo Tagliavanti, a margine della presentazione dell’indagine congiunturale di Federlazio: “Si tratta di un provvedimento ambiguo, che di sicuro non è l’anticamera per un nuovo lavoro, ma piuttosto un incentivo a persone che non lavoreranno”. Insomma le critiche non sembrano accennare a fermarsi.