E’ morto a 93 anni Sibghatullah Mojaddedi, il primo presidente dell’Afghanistan in seguito al crollo del governo pro-comunista di Kabul nel 1992. Il suo mandato durò solamente due mesi, dal 28 aprile 1992 al 28 giugno dello stesso anno. Sibghatullah, durante l’occupazione sovietica, guidò il gruppo più piccolo e moderato della guerriglia, sostenuto dagli Stati Uniti.
Sibghatullah Mojaddedi proveniva da una nota famiglia di etnia pashtun afghana ed era laureato in legge presso l’Università del Cairo. Nel 1952, una volta tornato in patria, divenne noto come “l’avvocato dell’indipendenza afghana”. Questo gli costò nel 1959 l’accusa di cospirazione ai danni del Primo ministro sovietico Nikita Khrushchev, e il carcere fino al 1964. In seguito ad alcuni commenti riguardanti l’influenza sovietica in Afghanistan fu costretto all’esilio nel 1973. Durante il suo allontanamento furono uccisi suo fratello e alcuni tra i suoi parenti.
Mojaddedi fu il fondatore del Fronte di liberazione afghano. Nell’aprile del ’92 fu eletto presidente del Concilio Islamico della Jihad, che aveva l’obiettivo di stabilire un governo post-sovietico. Il 28 aprile, inneggiato dalla folla di Kabul, proclamò la Repubblica islamica e offrì il perdono a tutti i funzionari afghani del precedente governo, eccezion fatta per il deposto presidente Mohammad Najibullah. Dopo due soli mesi di presidenza fu creato un nuovo concilio, e il neo-presidente fu costretto a rassegnare le proprie dimissioni.
Fu anche il Presidente della Loya jirga, una grande assemblea del popolo afghano che nel 2003 approvò la nuova Costituzione del Paese.
Il 12 marzo 2006 Mojaddedi scampò ad un attentato terroristico. Due kamikaze fecero esplodere un veicolo carico di esplosivo durante il passaggio della sua auto. L’ex presidente rimase ferito e riportò scottature su viso e mani, mentre quattro passanti furono uccisi.