L’Unione Europea ha riconosciuto la legittimità della presidenza di Juan Guaidó, l’auto-proclamato presidente del Venezuela, oppositore di Nicolas Maduro. Il via libera è arrivato dalla mini-plenaria del Parlamento europeo. I deputati europei hanno chiesto agli altri stati membri e all’Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri Federica Mogherini il riconoscimento di Guaidó fino a quando non saranno indette nuove elezioni presidenziali credibili. L’Unione Europea si allinea così alla posizione dettata dagli Stati Uniti, che sono stati tra i primi a riconoscere la presidenza del leader dell’opposizione.
Il titolare della Farnesina Enzo Moavero Milanesi ha dichiarato in Senato che anche l’Italia concorda pienamente con la posizione dell’Unione Europea: «L’Ue, con il pieno sostegno di Roma, ha sempre insistito su cinque punti: il pieno ripristino e rispetto dei poteri dell’Assemblea Nazionale, che fossero indette elezioni presidenziali credibili, il rilascio di tutti i prigionieri politici, la piena garanzia della libertà di informazione ed espressione, l’apertura di corridoi umanitari». Il capo della diplomazia italiana non ha però menzionato l’ultimatum di Berlino, Parigi, Madrid e Londra, che chiedevano, sabato 26 gennaio, elezioni presidenziali entro otto giorni.
Nel frattempo la Grecia ha però espresso qualche dubbio sulla posizione europea. Giorgos Katrougalos, il ministro per gli Affari europei, ha dichiarato che Atene non vuole “un’altra Libia” in Sud America. «E’ necessario che l’Ue assuma un ruolo di mediazione per non farsi trascinare dalle iniziative di altre grandi potenze» ha commentato il ministro greco. Tale posizione è stata anche condivisa in Italia da alcuni pentastellati, soddisfatti per «la decisione della Grecia di respingere la logica dell’ultimatum e di proporsi in un ruolo di mediazione con Messico e Uruguay».
Intanto Juan Guaidó ha rifiutato il “falso dialogo” proposto mercoledì 30 gennaio da Maduro. L’auto-proclamato presidente, in un editoriale pubblicato sul New York Times, ha spiegato i tre punti fondamentali che porteranno alla caduta di Maduro: «Fine dell’usurpazione, governo di transizione ed elezioni libere».