Iniziava tutto con una richiesta d’amicizia sui social network. Poi una chiacchiera, un like e sbocciava l’amore; un finto amore, col fine di attuare un’estorsione per non pubblicare foto scottanti delle vittime. Ad abboccare erano uomini di mezza età, che spesso non conoscevano i danni di un malware (abbreviazione per «malicious software» che significa software malintenzionato, ma di solito tradotto come software dannoso). La modalità del cyber attacco era sempre la stessa: oltre a salvare le chat dei malcapitati utenti, il 43enne di Duino (Trieste) arrestato ieri dai Carabinieri, agiva installando all’interno dei pc un malware in grado di farlo connettere in remoto e di scaricare tutti i documenti all’interno dei loro stessi computer. In questo modo otteneva dati sensibili che poteva poi rivendere nuovamente agli utenti a cui li aveva sottratti. Il potente virus era lo strumento ideale per appropriarsi dei dati delle vittime e ricattarle. È quanto succedeva a Milano, dove sono state tante decine le vittime che hanno abboccato all’inganno dell’uomo che si fingeva un’ammaliante donna di mezza età. Anzi, creava e distruggeva finti profili di donne bellissime per avere l’attenzione degli uomini e li convinceva a farsi inviare foto compromettenti per attuare l’estorsione.
L’estorsore era solito entrare in contatto con degli uomini dai 30 ai 50 anni, facendo leva sugli aspetti sessuali anche mediante invio di foto accattivanti, con le quali in realtà inoculava il malware necessario per prendere possesso dei dispositivi informatici, trafugando documenti e files multimediali compromettenti. Dietro minaccia della loro pubblicazione nei servizi della rete internet, oppure con messaggi del tipo «0,5 bitcoin e si conclude, oppure la sua signora verrà a conoscenza di tutto», sarebbe riuscito a obbligare le vittime al pagamento di somme di denaro.
Il cyber criminale è accusato di aver colpito 28 volte e dovrà ora rispondere di reati di accesso abusivo a sistema informatico e sextortion.