Castelnuovo, caos sgomberi: che cosa sono i Cara

Rossella Muroni, deputata di Liberi Uguali, si schiera a favore dei ragazzi che hanno dovuto lasciare il Cara di Castelnuovo di Porto. Lo fa mettendosi davanti a un pullman con a bordo i migranti da trasferire. Il gesto simbolico è stato accolto con un applauso dal gruppo di persone fuori dalla struttura. Nonostante i disordini iniziali, secondo quanto riferisce la polizia, la situazione starebbe tornando alla normalità. Il centro di accoglienza sta per chiudere i battenti e la vicenda ha già acceso un dibattito politico e non solo. Circa 500 persone attualmente presenti saranno trasferite altrove.

Per il Viminale, l’operazione comporterà risparmi per circa un milione all’anno di affitto. Castelnuovo si è schierata nel frattempo dalla parte dei rifugiati con una passeggiata pacifica di solidarietà, con partenza proprio dalla chiesa di Santa Lucia, per esprimere vicinanza agli ospiti del centro e ai lavoratori che rischiano di perdere il posto. Ma cosa sono i Cara? Si tratta dei Centri Accoglienza per i Richiedenti Asilo che, nel complesso sistema nazionale, dovrebbero ospitare i migranti per un periodo di tempo variabile. Sono gestiti dal ministero dell’Interno attraverso le prefetture che appaltano i servizi delle strutture a enti e gestori privati tramite dei bandi di gara. Sono solitamente isolate dai centri urbani, senza servizi di collegamento al centro cittadino. In queste torri lontane dal resto del castello, i migranti aspettano l’esito della richiesta di protezione internazionale, effettuata già all’arrivo in Italia, negli hotspot di prima accoglienza. Nel frattempo, lo Stato versa all’ente gestore del Cara una quota al giorno per ogni migrante. Con quella cifra si garantisce l’alloggio, i pasti, l’assistenza legale e sanitaria e i servizi psico-sociali.

Cara
Castelnuovo, immagini dallo sgombero del Cara

È qui che il sistema dell’integrazione si dirama in altri servizi che non sono considerati di base, come l’insegnamento della lingua italiana, che è in realtà fondamentale per permettere l’approccio al Paese ospitante. La permanenza variabile, nonostante le norme indichino un margine di tempo che va dai 20 ai 35 giorni, rende difficile pensare un progetto sistematico di inserimento dei richiedenti asilo nel tessuto sociale. I Cara, dunque, dovrebbero limitarsi a un mero assistenzialismo per un lasso di tempo molto breve, che poi si dilata nei fatti per mesi, molto spesso anche per anni. Non è l’integrazione l’attuale scopo del governo gialloverde: con il Decreto sicurezza, il cavallo di battaglia è diventato l’ex Cie, ora Cpr, il Centro Per il Rimpatrio. Vengono spostati qui tutti coloro che non riescono a ottenere asilo o protezione per motivi umanitari ed è in questi centri che inizia l’iter per il rimpatrio del migrante. L’obiettivo è quello di creare una struttura del genere in ogni regione italiana, strappando così il primato sul territorio nazionale ai Cara.

Gli incentivi per il rimpatrio hanno suscitato diverse polemiche: i Cpr vengono considerati un incentivo alla clandestinità, già favorita dal giro di vite effettuato sulla burocrazia per l’ottenimento dello status di rifugiato. E sono già diversi gli esuli di Castelnuovo che hanno abbandonato la struttura per conto proprio, onde evitare il reinserimento in uno dei centri che sanciranno il loro ritorno nei Paesi dai quali sono scappati. Anche qui, c’è il problema del riconoscimento, che pure rende farraginosa un’ipotesi di rimpatrio. L’espulsione immediata, infatti, non è possibile e quindi l’Italia ha previsto il fermo dell’immigrato nei Cpr, ex Cei, eredità della Bossi-Fini con un nuovo nome. La logica è quella del “ti trattengo fino a quando non sarà possibile eseguire l’espulsione”, ma la capienza dei centri non basta a contenere tutti gli irregolari. Il questore finora ordinava l’allontanamento dell’irregolare entro sette giorni con mezzi propri. È inutile dire che si tratta di una misura superflua, alla quale nessuno obbedisce. Dopo una settimana, scatta il reato di clandestinità che però non garantisce il rimpatrio neppure a una seconda segnalazione alle autorità, in quanto nessun migrante lascia il territorio nazionale se non costretto.

Gabriella Mazzeo

24 anni, giornalista praticante. Attualmente scrivo per MasterX, prossimamente scriverò per qualsiasi testata troverete in edicola. Per ora intaso il vostro internet, fra diversi anni forse anche le vostre tv. Nel dubbio, teniamoci in contatto

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