Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump costrinse il suo ex avvocato Michael Cohen a mentire al Congresso sulle trattative per costruire una Trump Tower a Mosca. Questo è ciò che emerge dalle carte in mano al procuratore speciale Robert Mueller, incaricato di portare avanti le indagini sul Russiagate. A dichiararlo è il sito BuzzFeed, citando delle fonti investigative. Secondo Ansa, Trump avrebbe anche appoggiato il piano, messo a punto da Cohen, che prevedeva di recarsi in visita in Russia durante la campagna presidenziale con l’obiettivo di incontrare il presidente Vladimir Putin. «Fai che avvenga», avrebbe detto il tycoon al suo avvocato.
Al forum economico mondiale di Davos, previsto per il 22 gennaio, non parteciperà nessuno dell’intera delegazione. Anche il segretario di Stato Mike Pompeo e il segretario al Tesoro Steven Mnuchin hanno cancellato la propria partecipazione. A dirlo è la stata la portavoce presidenziale Sarah Sanders, motivando l’assenza con la questione dello shutdown. Come già annunciato, anche il leader della Casa Bianca ha deciso di disertare il Davos. Donald Trump ha motivato la sua assenza dando la colpa «all’intransigenza dei democratici».
L’inchiesta Mueller, messa in atto per indagare sui presunti rapporti tra il comitato elettorale del presidente degli Stati Uniti e Mosca, è stata definita dallo stesso Trump come una «caccia alle streghe». Il leader della Casa Bianca ha più volte negato qualsiasi coinvolgimento con la Russia. Dall’altra parte invece, l’avvocato Robert Mueller ha accusato Donald Trump di forti intimidazioni. La settimana scorsa, l’ex legale aveva accettato di testimoniare il 7 febbraio prossimo su delle investigazioni elaborate dalla Camera dei Rappresentanti.
A dicembre, l’ex avvocato era stato condannato da un giudice di New York a 3 anni di reclusione per le accuse di aver evaso il fisco (1,4 mln dlr), mentito al Congresso sui suoi rapporti con i russi e violato la legge elettorale comprando il silenzio di due donne su ordine del tycoon per non danneggiare la sua campagna elettorale.
Secondo quanto emerso dalle parole del suo consulente Lanny Davis, «c’è una paura vera, che ha portato Michael Cohen a ripensarci, non ha ancora preso una decisione finale». Il motivo è semplice: l’avvocato teme che l’atto di testimoniare in Congresso potrebbe ritorcersi sulla sua famiglia.