Sono cominciate le operazioni di ritiro delle truppe americane in Siria annunciate tre giorni fa dal presidente statunitense Donald Trump. Con queste, hanno preso vita anche le prime diatribe. La decisione di Trump è stata infatti subito accolta con scetticismo sia dal mondo militare che da esponenti del suo stesso partito, spingendo perfino il Segretario alla Difesa Jim Mattis alle dimissioni.
Adesso la questione si è però spostata da Washington e, percorrendo la strada di Twitter, è giunta fino ad Ankara, capitale delle Turchia.
Starting the long overdue pullout from Syria while hitting the little remaining ISIS territorial caliphate hard, and from many directions. Will attack again from existing nearby base if it reforms. Will devastate Turkey economically if they hit Kurds. Create 20 mile safe zone….
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) January 13, 2019
Sulla piattaforma il presidente americano ha infatti confermato l’inizio del ritiro «da tempo atteso, delle truppe americane dalla Siria» ma che, «se l’Isis dovesse ricostituirsi sarà di nuovo attaccato. Se invece la Turchia attaccherà i curdi verrà devastata economicamente». A questo tweet Donald Trump ne ha poi integrato un secondo nel quale ha precisato che «allo stesso modo i curdi non dovranno provocare la Turchia». Infine ha spiegato: «Russia, Iran e Siria sono stati i maggiori beneficiari della politica a lungo termine degli Stati Uniti per la distruzione dell’Isis in Siria: nemici naturali. Stop alle guerre senza fine!».
….Likewise, do not want the Kurds to provoke Turkey. Russia, Iran and Syria have been the biggest beneficiaries of the long term U.S. policy of destroying ISIS in Syria – natural enemies. We also benefit but it is now time to bring our troops back home. Stop the ENDLESS WARS!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) January 13, 2019
Ian Bremmer, politologo americano e presidente del think-thank Eurasia Group, ha definito, sempre a colpi di tweet, le dichiarazioni di Trump come «la più straordinaria minaccia diretta che abbia mai visto da un Presidente contro un alleato Nato».
Most extraordinary direct threat I’ve ever seen from a President against a NATO ally: https://t.co/xXENaUfJOi
— ian bremmer (@ianbremmer) January 13, 2019
La risposta di Ankara è stata immediata. A fornirla è stato Mevlut Cavusoglu, il ministro degli Esteri turco. «Le minacce non ci fanno paura, non si ottiene nulla con le minacce economiche» ha dichiarato. Di nuovo su Twitter ha replicato anche Ibrahim Kalin, portavoce del presidente Recep Tayyip Erdogan, riferendosi direttamente al tycoon newyorkese: «I terroristi non possono essere tuoi partner e alleati. Non c’è alcuna differenza tra l’Isis e le milizie curde del Ypg. Continueremo a combatterli tutti»
Mr @realDonaldTrump Terrorists can’t be your partners & allies. Turkey expects the US to honor our strategic partnership and doesn’t want it to be shadowed by terrorist propaganda.
There is no difference between DAESH, PKK, PYD and YPG. We will continue to fight against them all. https://t.co/Yyzgyp9RQ4— Ibrahim Kalin (@ikalin1) January 13, 2019