Era il 10 gennaio 2016. Giorno in cui se ne è andato David Bowie, una delle più grandi star del mondo della musica. Un artista unico, che ha sempre vissuto in un modo tutto suo, capace di produrre suoni straordinari e di avere una visione senza confini. Cantautore, attore e pittore, Bowie è sempre stato considerato uno dei più grandi musicisti di tutti i tempi, dalla critica e dai suoi colleghi. Un artista camaleontico, in grado di reinventarsi ogni volta nel corso della sua carriera. Con uno stile e un’immagine sempre differenti grazie ai suoi numerosi alter ego.
Nella sua carriera, David Bowie ha venduto circa 147 milioni di album e nel 2008 era stato anche inserito in 23° posizione nella lista dei 100 migliori cantanti secondo Rolling Stone. Un cantante poliedrico, capace di numerose collaborazioni con illustri colleghi, come la famosa Under Pressure, nel 1981 con Freddie Mercury, leader dei Queen, e come il brano Dancing in the Street del 1985, con il cantante dei Rolling Stones, Mick Jagger.
La produzione musicale di David Bowie, nato l’8 gennaio 1947 a Londra, è sempre stata difficile da classificare in un unico genere musicale. Si può ricordare il suo più importante alter ego Ziggy Stardust, con l’album funk rock del 1972. A seguire il passaggio al soul con il celebre soprannome “Duca Bianco” e la famosa “Trilogia di Berlino”, con tre cd registrati agli Hansa Studios della capitale tedesca, tra cui Heroes nel 1977, che si concentra su un rock molto sperimentale.
Non poteva certo mancare una parentesi pop nella carriera di Bowie, con il famoso album Let’s Dance del 1983, salvo poi tornare a numerose sperimentazioni verso l’hard rock nei tardi anni ’80 e verso una musica più elettronica e techno negli anni ’90. Negli anni 2000, Bowie torna a produrre un rock raffinato. Dopo un prolungato ritiro dalle scene, quasi un decennio, ecco quella che è stata l’ultima parte della sua carriera: prima The Next Day nel 2013 e poi Blackstar, uscito nel giorno del 69° e ultimo compleanno, l’8 gennaio 2016. Una stella nera stilizzata sulla copertina del cd, quasi premonitrice del fatto che fosse arrivata la fine.
D’altronde, senza far sapere niente a nessuno, nei suoi ultimi 18 mesi ha lottato con un tumore al fegato, aggravatosi irrimediabilmente fino a quella notte del 10 gennaio 2016. Giorno in cui se ne è andato in un luogo non noto, ma molto probabilmente in una clinica di New York. Non sono mancate certo polemiche nel corso della sua vita, per via di dipendenze con alcool e droga e della sua presunta omosessualità, ma non si può certo negare che abbia lasciato un’importante eredità musicale e che anche chi non ha vissuto la sua epoca, ascolta o comunque conosce almeno una canzone di Bowie.
Un artista capace di produrre 25 album in studio, con circa 720 canzoni all’attivo come Starman, Heroes, Let’s Dance e China Girl. 41 nomination e 16 premi tra cui 7 Grammy, di cui 5 postumi, e 3 MTV Europe Music Awards. L’uomo e l’artista David Bowie possono ora rivivere grazie a un’app a lui dedicata, uscita martedì 8 gennaio, giorno in cui avrebbe compiuto 72 anni, che ha preso spunto da David Bowie Is. Una mostra itinerante partita nel 2013 al Victoria and Albert Museum di Londra e chiusasi qualche mese fa al Brooklyn Museum di New York.