Brutte notizie per il Governo italiano. Nel 2018, secondo gli analisti dell’Economist, l’Italia è scesa dal 21esimo posto al 33esimo nella classifica globale del “Democracy Index” (Indice della Democrazia). Venticinquesimo posto per gli Stati Uniti mentre ultima è la Corea del Nord. Per l’Italia il calo interessa anche il voto complessivo che da 7,98 punti passa a 7,71. Secondo gli analisti, il crollo è dovuto dagli effetti della “disillusione” dei cittadini verso le istituzioni politiche e i partiti “tradizionali”. Questo ha permesso ai “nuovi” leader politici di dar vita ad un governo che ha fatto dell’anti-estabilishment il suo cavallo di battaglia. Ad indebolirsi è quindi il parametro sulla “Cultura Politica” che passa da 8,13 a 6,88 punti. Scende da 8,53 a 8,24 anche quello sui “Diritti Civili”. Gli analisti hanno evidenziato che «la retorica contro gli stranieri adottata dal vicepremier Matteo Salvini, largamente criticata dalle associazioni per i diritti umani, contribuisce al rischio di deterioramento delle libertà civili in Italia» e hanno aggiunto che «il Decreto Sicurezza potrebbe far cessare lo stato di protezione umanitaria per circa 100mila migranti». Resta invariato il parametro sul “Pluralismo” mentre sale quello sulla “Partecipazione Politica”.
La classifica vede al primo posto la Norvegia con 9,87 punti, a cui segue l’Islanda con 9,58, la Svezia con 9,39, la Nuova Zelanda con 9,26 che supera la Danimarca che si attesta al quinto posto. Sesta posizione per il Canada e l’Irlanda con 9,15 punti, a cui seguono la Finlandia con 9,14 punti e l’Australia con 9,09. In riferimento ai paesi dell’Europa occidentale, l’Italia scende dal 15esimo al 18esimo posto. Prima del governo italiano troviamo Malta, Spagna, Portogallo, Francia e Belgio. L’Economist definisce i primi quattordici Paesi “democrazia compiuta”, dal 15esimo al 20esimo posto si parla di democrazia “imperfetta”. Fanalino di coda in Europa è la Turchia definita invece un “regime ibrido”.