Davide contro Golia, la piccola che sconfigge la grande: un copione cui il mondo del calcio è tutt’altro che estraneo.
È forse proprio l’imprevedibilità di questo sport a renderlo così affascinante: nei 90 minuti che seguono il fischio d’inizio non esistono pronostici insovvertibili, ogni partita è storia a sé stante.
E quanto spesso accade che, da fans neutrali, finiamo per immedesimarci nella squadra data per sfavorita? Quale tifoso, nel 2016, non si è ritrovato a seguire con un sorriso la storica cavalcata del Leicester City di Claudio Ranieri, capace di trionfare contro le corazzate d’oltremanica?
Quello che ha visto protagoniste Eibar e Real Madrid nel pomeriggio di sabato, insomma, non è un unicum nel suo genere. È semplicemente il più recente atto dell’appassionante pellicola che chiamiamo calcio.
Sono le 15.00 del 24 novembre quando ad Eibar, Guipúzkoa, il fischietto dell’iberico Juan Martinez Munuera sigla l’inizio del match.
La cornice dell’incontro è iconica: ad accogliere i Blancos è l’Estadio Municipal de Ipurua, impianto dalla capienza a malapena superiore ai 7.000 posti. Un’installazione moderna nonostante le sue ridotte dimensioni, cui fanno da inusuale sfondo le palazzine che sovrastano le tribune e gli alberi della vallata circostante.
Un palcoscenico decisamente differente dagli storici stadi che i Galacticos sono soliti visitare nelle loro gloriose notti europee, così come dal maestoso Santiago Bernabeu, teatro delle loro gare casalinghe.
Qui, ad attenderli, è l’SD Eibar, attualmente alla sua quinta partecipazione alla Liga: prima del 2014, la formazione basca non aveva mai assaporato i riflettori della massima divisione del calcio spagnolo.
Vero, l’inizio di stagione del Real Madrid è stato quanto mai altalenante: le Merengues, orfane della guida tecnica di Zinedine Zidane e del talento di Cristiano Ronaldo, hanno conseguito risultati alterni nelle prime uscite del campionato. Ma con l’esonero di Julen Lopetegui e la squadra affidata a Santiago Solari, la giusta rotta sembra finalmente riacquisita.
A preoccupare la formazione di casa non sono solo le quattro vittorie consecutive inanellate dagli avversari, ma anche lo storico che intercorre tra le due compagini: nei precedenti 8 incroci, l’Eibar non è mai riuscita a prevalere, subendo ben 26 reti e segnandone unicamente 4.
A tutto ciò va ad aggiungersi l’innegabile divario qualitativo che esiste tra le due rose: basti pensare che nella formazione del Real, insieme a quelli di svariati altri campioni, figurano i nomi di due dei tre finalisti del FIFA Ballon d’Or 2018.
Fermo tenendo ciascuno di questi elementi, il risultato sembra già annunciato prima ancora che le squadre possano scendere in campo.
Ma non sarà così: al termine dei 90 minuti, il tabellino reciterà 3-0 per i padroni di casa.
Gonzalo Escalante, Sergi Enrich e Kike Garcia trafiggono per ben tre volte la porta del Real Madrid. Gli applausi dei 7.000 di Ipurua, però, sono tutti per Marc Cucurella.
Il terzino mancino classe 1998, schierato come ala in questa particolare occasione, mette il suo zampino in tutti e tre i gol e si rivela una costante spina nel fianco per la difesa dei Blancos.
E quasi per uno scherzo del destino, il giovane in prestito alla squadra di Mendilibar proviene proprio dagli acerrimi rivali dei Galacticos: il Barcellona, il club dalla celebre divisa blaugrana. I medesimi blu e rosso che, ironicamente, tingono la maglia di casa dell’Eibar. Azul y Rojo, i colori che, in un modo o nell’altro, finiscono spesso per turbare i sogni delle Merengues.
Questi curiosi retroscena rendono ancor più simbolica la prima, storica vittoria dell’Eibar ai danni del Real Madrid. Al pari della biblica impresa del fanciullo che sconfisse il gigante.
Per la verità, questo risultato non rischia di influire più di tanto sulle stagioni delle due squadre: presumibilmente, l’Eibar continuerà a cercare punti per consolidare la sua posizione a metà classifica; il Real, invece, riprenderà la sua rincorsa verso i vertici del campionato spagnolo.
E a tutti noi, dei 90 minuti di sabato, rimarrà unicamente l’abbraccio di 11 ragazzi in maglia rossoblu. L’esultanza di chi era dato per sfavorito da tutti, capace per una volta di trionfare contro i più forti al mondo.
Non ci resterà quindi che tornare alla ricerca di una nuova emozione, di una nuova scintilla. Di un’altra piccola magia del calcio, che riesce a dipingere nei nostri occhi la stessa meraviglia che permea quelli dei bambini.
In attesa dei prossimi Davide e Golia.