Dalla Cina a Milano non c’è pace per Dolce & Gabbana

Non c’è tregua nemmeno in patria per Dolce&Gabbana, raggiunti dal vento di burrasca che li ha inghiottiti ed estromessi dai siti di e-commerce cinesi.

Dopo le polemiche scatenate dai video pubblicitari definiti sessisti, spuntano anche a Milano in alcuni negozi cinesi cartelloni che con la scritta “If you wear D&G, you can’t enter”, se indossi D&G non puoi entrare. Un duro colpo, questo, per la casa di moda italiana che pensava di placare gli spiriti cinesi con un messaggio di scuse, accompagnato da un video in cui ritrae i due stilisti palesemente mortificati.

Cartellone di protesta contro D&G a Milano

Tutto è cominciato lunedì, quando tre video del brand hanno iniziato a girare per promuovere il “The Great Show”, la sfilata che si sarebbe dovuta tenere ieri all’Expo Centre di Shanghai, non sono stati digeriti dal pubblico. Nelle pubblicità si vede una modella asiatica mangiare con delle bacchette i piatti must della tradizione italiana: pizza, spaghetti e cannolo siciliano dalle dimensioni decisamente oversize. Il tutto condito con musica e decorazioni cinesi. Come se questo non bastasse, il doppio senso di una voce maschile fuori campo che commentando le dimensioni del cannolo dice: « È troppo grande per te, vero?». In poco tempo il video fa 120 milioni di visualizzazioni e iniziano a piovere commenti negativi sulla scelta pubblicitaria di D&G, tanto che dopo qualche ora la piattaforma Weibo (il sito di microblogging che in Cina sostituisce e  unifica i social media) decide di cancellarlo.

A quel punto, sul profilo Instagram di Stefano Gabbana è apparsa la foto di una sua conversazione privata con il profilo Diet_Prada (sito seguitissimo dal popolo della moda che denuncia copiature e scivoloni di stile), in cui lo stilista scrive: «Cina ignorante, sporca e puzzolente di mafia…». A nulla sono servite le smentite di Gabbana in cui si incolpa un hackeraggio, né le sue scuse.

Insomma la maledizione dei social colpisce ancora. Tutte le sventure accadute negli anni a Dolce&Gabbana nel mondo della comunicazione nascono da una recensione troppo pungente della giornalista Camilla Baresani.

Quello che resta del “The Great Show” sono i 12 milioni di euro investiti per mettere in piedi un vero e proprio kolossal con 1500 invitati provenienti da tutto il mondo, 500 abiti cuciti e ricamati a mano sul corpo di 400 modelle e performer chiamate appositamente per lo spettacolo.

La risposta allo spot è arrivata nei fatti con l’esclusione del marchio di moda dai siti di e-commerce cinesi come Yangmatou, Kaola, Alibaba Tmall’s, JD.com, VIPshop, mentre lo svizzero Yoox Neta-porter ha emanato una nota di distanza dall’azienda italiana. Il sito Yangmatou, in particolare, ha spiegato di aver rimosso 58mila prodotti dalla piattaforma perché «la madrepatria è più importante di qualsiasi cosa».

Intanto nei 44 negozi D&G presenti sul territorio cinese sono arrivati poliziotti e guardie di sicurezza per prevenire eventuali danni, il tutto mentre impazzano sui social tantissimi video in cui si vedono i capi del brand dati alle fiamme o usati per lavare i pavimenti.

Si tratta di un danno economico incalcolabile, questo, per un marchio che in Asia ha un fatturato di 1,3 miliardi calcolato solo per il 2017, con un export del 70%. Per i più maliziosi che pensano che questo non sia stato il prodotto di un hackeraggio, questo autogol potrebbe portare al crollo degli acquisti pari al 90%, considerando che un terzo del giro d’affari dell’azienda viene dalla Cina. Inoltre, stando ai rumors c’è chi parla anche della rottura professionale tra Stefano Gabbana e Domenico Dolce ma, per ora, ancora nulla di ufficiale.

 

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