Il White Album dei Beatles compie cinquant’anni proprio in questi giorni. Uno dei dischi più rivoluzionari della storia della musica – che non poteva che essere prodotto appunto nel ’68 – a partire proprio dalla copertina. Uno sfondo interamente bianco su cui emerge il vero titolo dell’album: The Beatles. Un nome scelto per segnare un punto di rottura con i lavori precedenti, seppur prosegua un percorso di crescita artistica cominciato nel 1966 con Revolver e portato avanti nel ’67 con Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band.
L’opera, composta da trenta tracce spalmate su due LP, rappresenta l’apice della creatività dei Beatles. In quegli anni il quartetto di Liverpool aveva deciso di porre fine alle infinite e stressanti tournée in giro per il mondo, dedicandosi a lunghe sessioni in studio. Idea che avrebbe consegnato alla musica, e non solo, una serie di album di qualità assoluta, ma che sarebbe coincisa con l’inizio degli attriti tra i membri del gruppo, culminati con la separazione nel 1970.
Evento fondamentale per comprendere le sfumature del White Album fu il soggiorno in India della band. Nel febbraio del ’68, infatti, John, Paul, George e Ringo decisero di recarsi con le rispettive compagne presso l’ashram indiano di Maharishi Mahesh Yogi, a Rishikesh, la capitale mondiale dello yoga. Il gruppo aveva conosciuto il guru indiano l’anno precedente in un incontro tenutosi a Londra e, in seguito ad un colloquio privato, ne erano rimasti stregati. Così, accolsero con grande entusiasmo l’offerta di seguire un corso di Meditazione Trascendentale, una tecnica meditativa inventata dallo stesso maestro. Partiti alla volta dell’India e giunti in un luogo alquanto suggestivo, ai piedi dell’Himalaya e nei pressi il fiume Gange, l’obiettivo dei Beatles era quello di espandere la loro coscienza e di aggiungere elementi esotici ai loro canoni musicali. Per Starr il percorso durò solo due settimane, il secondo a tornare a casa fu McCartney, mentre Lennon e Harrison rimasero fino ad aprile. Specialmente per gli ultimi due, questa esperienza avrebbe segnato una tappa fondamentale per la loro evoluzione artistica e personale.
Durante il soggiorno in India, John, Paul, George e Ringo composero trenta canzoni. Una volta tornati tutti in Inghilterra, nel maggio 1968 iniziarono le registrazioni dell’album “The Beatles”. I risultati del viaggio apparvero subito evidenti all’interno del disco. La musica, le melodie, le sonorità del gruppo raggiunsero una consapevolezza inedita e l’opera si presentò come la proposta più variegata ed eclettica della loro discografia. Venne proseguito l’approfondimento al rock cominciato nei due album precedenti, che sfocia addirittura nell’hard rock in brani come Helter Skelter. Un pezzo nato dallo stupore che Paul McCartney aveva provato ascoltando I can see for miles degli Who, definita la canzone più rumorosa mai suonata e che lo stesso McCartney era desideroso di superare in quanto a frastuono prodotto.
Il White Album è considerato il disco più intenso e azzardato dei Beatles perché sperimenta e coglie spunti da molti altri generi, come il blues, il jazz, il country e il folk. Senza abbandonare, tuttavia, l’archetipo della ballata, vera cifra stilistica della carriera dei Beatles. Anche in questo caso, nonostante la presenza di pezzi classici, John, Paul, George e Ringo si lasciarono trasportare dal clima di sperimentazione che regnava nello studio. È in questo contesto che nasce While my guitar gently wheeps, una ballata con chiare influenze psichedeliche e che rappresenta la definitiva maturità artistica della band. Un brano la cui melodia era stata ideata da George Harrison e che non doveva nemmeno essere incluso nell’album, perché non riusciva proprio a convincere gli altri membri del gruppo. Fino al giorno in cui proprio Harrison invitò l’amico Eric Clapton a suonare l’assolo di chitarra con la sua Gibson. Il risultato fu un capolavoro che sarebbe stato fonte di ispirazione per decine di artisti del decennio successivo e non solo.
Il White Album, dunque, rappresenta l’apogeo della discografia dei Beatles e uno dei lavori più eterogenei e pregevoli che siano mai stati concepiti nella storia della musica. Allo stesso tempo, tuttavia, è anche il principio dello scioglimento della band. La produzione del disco non risultò affatto semplice e fu attraversata da alcuni momenti di crisi tra i membri. Con questo LP, infatti, anche George Harrison si consacrò come mente creativa del gruppo. E se già risultava complicato tenere a bada due leoni come Lennon e McCartney, con l’affermazione di un terzo membro la situazione volse rapidamente verso l’implosione, che sarebbe avvenuta solo due anni dopo.
Queste tensioni crescenti all’interno della band non intaccarono comunque la buona riuscita dell’opera. Nonostante non fosse considerato un lavoro di gruppo, ma un’opera di «solisti, di tanti ego separati in lotta per la preminenza», il disco fu subito apprezzato da critica e pubblico. Tutt’oggi rimane l’album più venduto dei Beatles negli Stati Uniti, con 19 dischi di platino e uno dei lavori più influenti della musica contemporanea.