Il giudice federale Jon S. Tigar sfida pubblicamente il Presidente USA bloccando temporaneamente il provvedimento imposto dalla Casa Bianca che avrebbe dovuto sospendere per almeno 90 giorni il diritto di chiedere asilo ai migranti che tentano di superare il confine degli Stati Uniti illegalmente.
Secondo le dichiarazioni di Donald Trump la misura, annunciata il 9 novembre scorso, è stata attribuita a ragioni di sicurezza nazionale e applicata per proteggere il territorio statunitense. L’idea era certamente quella di respingere le migliaia di persone che, con la carovana proveniente dal Centro America, continuano a premere sul confine con gli USA.
Contro questa iniziativa hanno presentato ricorso due associazioni, l’American Civil Liberties Union e il Center for Consitutional Rights, facendo appello alla legge americana secondo cui il diritto di presentare richiesta d’asilo è accordato a chiunque entri nel Paese, sia in maniera legale che illecita.
Proprio su questo appello si basa l’ordinanza imposta dal giudice Tigar, nominato nella precedente legislatura da Barack Obama. «Qualunque sia l’autorità del presidente, non può riscrivere le leggi sull’immigrazione facendo passare norme che il Congresso ha espressamente condannato» ha dichiarato Tigar dal distretto di San Francisco, specificando le motivazioni della sentenza. L’ordine restrittivo ha effetto immediato e valenza fino a dicembre, quando si terrà un’udienza per discutere del caso, e implica quindi che chiunque abbia fatto ingresso in territorio americano ha diritto a richiedere asilo.
Nei giorni scorsi Trump ha inviato 5.800 soldati alla frontiera per arginare il flusso di migranti clandestini. Per il momento risulta che circa tremila persone della carovana abbiano raggiunto la città messicana di Tijuana, ma ne sono attese diecimila nelle prossime settimane. Nonostante le previsioni è stata di recente diffusa la notizia che a dispetto delle decisioni del generale americano Jerry Buchanan il 15 dicembre il servizio dei militari lungo il confine è destinato a terminare.
(a.c.)