Ucciso a colpi d’arma da fuoco mentre stava rientrando nel suo appartamento. È morto così Arkady Babchenko, giornalista critico del Cremlino. La moglie lo ha soccorso immediatamente, ma per il corrispondente ed ex veterano non c’è stato niente da fare. Oggi arriva l’accusa dell’Ucraina, che incolpa la Russia per l’omicidio di Babchenko.
«Sono convinto che la macchina repressiva russa non gli abbia perdonato la sua onestà e i suoi principi» afferma il primo ministro ucraino Volodymyr Groysman, che ha fatto sapere di ritenere il governo russo responsabile della morte del giornalista. Il ministro degli esteri Pavel Klimkin è rimasto più cauto nelle sue dichiarazioni, sostenendo che «è troppo presto per dire chi è il mandante», ma ricordando che gli omicidi politici sono una tattica usata da Mosca per destabilizzare l’Ucraina. Klimkin ha anche aggiunto che «Babchenko combatteva per una Russia democratica, per l’Ucraina e certamente Mosca lo ha sempre considerato un nemico».
Immediata la risposta di Mosca, che respinge al mittente le accuse, e definisce le dichiarazioni di Kiev «un atto di estremo cinismo». Il portavoce di Vladimir Putin, Dmitri Peskov, ha tacciato l’Ucraina di «fendere l’aria con dichiarazioni russofobe di fronte a un orribile omicidio, invece di lanciare un’inchiesta esaustiva e imparziale». (as)