Si è confermato per altri sei anni alla guida del Venezuela Nicolás Maduro, che ha vinto con un tale distacco sugli altri candidati da far sollevare non poche polemiche sulla legittimità del voto. Polemiche accese dalla maggioranza dei partiti di opposizione – che avevano chiamato l’elettorato a non presentarsi alle urne per carenza di garanzie – ai quali si sono accodati gli sconfitti: Henri Falcon e Javier Bertucci.
Sono 5,8 milioni gli elettori che avrebbero votato per Maduro, staccando nettamente Falcon (1,8 milioni) e Bertucci (925.000). I due avversari chiedono che si torni nuovamente alle urne in condizioni di maggior trasparenza. Le accuse ricadono soprattutto sui gazebo del partito di governo che sono stati montati in prossimità dei seggi. «Qui gli elettori sono stati invitati a mostrare il cosiddetto carnet della patria, la tesserina che dà diritto a pacchi di viveri e altri servizi sociali ed è l’unica forma di sopravvivenza per la maggioranza della popolazione ridotta alla fame dal crollo dell’economia» ha dichiarato Falcon. In alcuni casi, agli elettori è stato promesso direttamente un premio in denaro in cambio del voto a Maduro.
#EnVivo 📹 | Han triunfado la paz y la democracia en esta jornada histórica de la Patria. Celebramos junto al Pueblo este nuevo comienzo para conducir la Patria hacia la prosperidad definitiva. ¡Sigamos juntos librando las nuevas batallas! #GanóVenezuelahttps://t.co/PD0OWBU4OL
— Nicolás Maduro (@NicolasMaduro) May 21, 2018
Ma non solo, la dichiarazione dell’authority elettorale secondo cui l’affluenza alle urne è stata del 48 per cento, non è stata esente da critiche: gli oppositori e le organizzazioni internazionali ritengono infatti che a malapena il 30 per cento della popolazione si sia recato a votare. Anche le foto dei seggi semideserti, lo confermerebbero.
Nuove sanzioni sarebbero in arrivo dagli Stati Uniti che ribadiscono non riconoscere la validità di quanto accaduto. «Le sanzioni comprenderanno il settore petrolifero» ha detto il sottosegretario di Stato John Sullivan. Anche l’Unione europea e buona parte dei Paesi latinoamericani avevano preannunciato il non riconoscimento delle elezioni, anticipate di molti mesi e fissate da una Assemblea costituente eletta anch’essa lo scorso anno con metodi sbrigativi.
Il presidente-dittatore ha però ugualmente festeggiato la vittoria dal balcone del palazzo Miraflores, lo stesso dal quale Hugo Chávez arringava i suoi. (cs)