Salvini indossa un giubbotto con il marchio ‘Pivert’ ed è polemica

Il leader della Lega, Matteo Salvini, indossa un giubbetto blu con il marchio bianco ‘Pivert’ in bella vista, mercoledì sera alla finale di Coppa Italia Juventus-Milan, ed è subito polemica. Non un marchio qualunque, ma legato a CasaPound. La ‘Pivert’ è nata nel 2015 ed è di proprietà di Francesco Polacchi, uno dei responsabili del Partito di estrema destra, e ha numerosi punti vendita in Italia. I capi di abbigliamento della ‘Pivert’ sono tutti made in Italy e sono utilizzati dagli attivisti di CasaPound.

Sembrerebbe non essere un segreto che le collezioni della ‘Pivert’ s’ispirino all’ideologia di estrema destra. Mentre sui social network in molti danno del ‘fascista’ al leader della Lega, il deputato del Partito democratico, Michele Anzaldi, ironizza e avverte il Movimento Cinque Stelle sulle scelte di abbigliamento di Salvini. «Il segretario leghista manda subito un segnale al proprio elettorato, mentre tratta la lista dei ministri con Luigi di Maio», aggiunge. Secondo il deputato il M5S ha fatto solo credere di essere «la nuova costola» della sinistra, dopo il tentativo di un’alleanza con il Pd, sfumata con il ‘no’ dell’ex segretario, Matteo Renzi. «Passare da una richiesta di alleanza con i dem a un accordo con il ‘beniamino’ di CasaPound, ha poco a che fare con la sinistra. Tutti coloro che hanno attaccato Renzi nelle ultime settimane, farebbero bene a chiedergli scusa», conclude Anzaldi.

Per Simone Di Stefano, leader di CasaPound, si tratta solo di una strumentalizzazione, precisando che oggi non c’è alcun nesso politico con Salvini. «Alla vigilia della formazione di un Governo importantissimo, l’unica cosa che sembra interessare è il giubbotto indossato dal leader della Lega», sottolinea Di Stefano. Per il leader di CPI non è un segreto che in passato ci siano stati dei rapporti con Salvini: «Sono salito con lui a Piazza del Popolo, di fronte a migliaia di persone».

(chc)

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Verdone, un album fotografico per i 40 anni di carriera

Era il 1978 quando Carlo Verdone mosse i primi passi nel mondo del cinema. Il suo primo film si intitolava “Un sacco bello”, anche se ancora si sentiva del tutto inadeguato a percorrere la strada dell’attore. E invece di passi ne ha fatti tanti. Tanto che, nonostante siano trascorsi 40 anni, è ancora tra i più amati.

Fin da bambino respirò l’aria del mondo del cinema. Figlio di un critico cinematografico, Mario Verdone, Carlo si laureò all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” con una tesi intitolata “Letteratura e cinema muto italiano” e si diplomò in regia al Centro Sperimentale di cinematografia di Roma. La sua carriera da regista iniziò parallelamente a quella di attore. Ebbe la fortuna di iniziare la sua attività con Sergio Leone, nel quale trovò un severo insegnante.

Oltre che in “Un Sacco Bello”, anche in “Bianco, rosso e Verdone” troviamo alcuni tra i personaggi più importanti del suo repertorio. Tra questi, la tanto amata “Sora Lella”.
Il nome di Verdone è sicuramente legato a quello della commedia italiana, anche se spesso lo troviamo come interprete o regista di film dal significato più duro e amaro. Da ricordare è infatti la sua interpretazione in “Maledetto il giorno che t’ho incontrato”, incentrato sulla storia d’amore tra due nevrotici e insoddisfatti, o “Al lupo al lupo”, in cui analizza il rapporto complesso di tre fratelli. Non possiamo poi dimenticare il suo più grosso incasso ottenuto al cinema, “Il mio miglior nemico”, dove interpreta un padre e un marito “traditore” alle prese con un giovane che tenta di “vendicare” il licenziamento della madre. E, accanto a questo, il celeberrimo “Grande, grosso e… Verdone”.

Fonte di ispirazione per la sua carriera fu Alberto Sordi, uno dei più importanti attori italiani del nostro cinema, con cui lavorò in “In viaggio con papà” e in “Troppo Forte”. Tra i personaggi più importanti da lui interpretati ricordiamo Furio Zoccano, ipocondriaco borghese romano trasferitosi a Torino in “Bianco, Rosso e Verdone”, il professor Cagnato di “Grande, grosso e Verdone”, Moreno Vecchiaruti con l’orecchino e il gel nei capelli e Armando Feroci di “Gallo Cedrone”, che si ispirava al look di Elvis. Ognuna di queste interpretazioni, presenti nel libro “Uno dieci cento Verdone”, saranno raccontate attraverso cento istantanee. Il volume, che racconta la fortunata carriera del suo protagonista, è dedicato alla mamma Rossana che fu tra le prime a credere in lui.

(i.q.)

Ilaria Quattrone

Mi chiamo Ilaria Quattrone e sono nata a Melito Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria, il 6 agosto del 1992. Dopo la laurea in Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali all’Università di Messina, ho collaborato con il giornale online StrettoWeb dove mi sono occupata di cronaca e politica locale e grazie al quale ho ottenuto il tesserino come giornalista pubblicista. Mi sono laureata in Metodi e Linguaggi del Giornalismo dell'Università di Messina con il massimo dei voti e poi ho iniziato il master in giornalismo alla IULM. Da settembre a ottobre 2019 ho realizzato uno stage nella redazione dell'agenzia di stampa Adnkronos dove mi sono occupata di economia, politica e cronaca. Ho una passione per la cronaca giudiziaria e la politica, ma grazie al master ho iniziato a interessarmi al mondo del videogiornalismo e dei web reportage. Il mio sogno è di diventare giornalista d'inchiesta.