La bandiera americana si agita al vento nelle acque del Mediterraneo. A ridosso del presunto attacco chimico che la scorsa domenica ha provocato la morte di almeno 100 persone nella città di Douma a Est di Damasco, Washington ha infatti inviato il suo primo segnale di risposta nel giro di appena 48 ore. Il cacciatorpediniere Usa Donald Cook avrebbe lasciato il porto di Larnaca (Cipro) dove era ormeggiato, per avvicinarsi alle acque territoriali della Siria.
È quanto riporta il quotidiano turco Hurryiet, secondo il quale la nave da guerra statunitense sarebbe giunta a circa 100 km dal porto siriano di Tartus, dove si trova una base della marina militare russa. La stessa testata turca ha poi aggiunto che l’arrivo della Cook sarebbe stato accolto da alcuni jet russi, che avrebbero sorvolato a bassa quota per quattro volte la nave compiendo manovre di disturbo mentre si avvicinava alle acque territoriali.
Da Mosca intanto non si è fatta attendere la risposta a quella che sembra essere la tanto famosa contromisura annunciata dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump per rispondere agli attacchi chimici. A commento degli ultimi sviluppi militari è infatti intervenuto stamane il viceministro russo degli Esteri, Mikhail Bogdanov, che ha dichiarato: «non credo esista la minaccia concreta di uno scontro bellico fra Washington e Mosca» e ha aggiunto: «penso che il buon senso dovrebbe prevalere sulla follia». E rimane ancora critico il Cremlino sulle reazioni per il presunto attacco chimico. Dmitri Peskov, portavoce del governo, ha infatti commentato l’episodio definendo la posizione degli Usa poco costruttiva: «si rifiutano di affrontare la realtà – ha proseguito – e cercano colpevoli per l’uso delle armi chimiche».
Nonostante non risultino al momento conferme ufficiali da parte delle forze armate Usa circa le manovre, continua così la guerra diplomatica Usa-Russia, con Washington che chiede ai russi di abbandonare «l’animale Assad» e Trump che punta il dito direttamente contro il presidente russo Putin.
Intanto l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) riferisce che le forze armate siriane, similmente a quelle russe e iraniane presenti sul territorio della repubblica araba, sono in allerta sin da questa mattina contro la minaccia di un attacco Usa verso obiettivo governativi.
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