Non pare attenuarsi la tensione fra Mosca e l’Occidente. L’ultima voce a farsi sentire è quella di Dmitri Peskov, portavoce del presidente Vladimir Putin. «La nostra risposta arriverà a tempo debito, in modo che serva gli interessi della Russia» così Peskov in riferimento alle espulsioni di diplomatici russi volute da Usa, Germania, Francia e altri stati dell’Ue.
A gettare altra benzina su un fuoco già particolarmente vivo è il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov. Con parole molto chiare, ha infatti definito le espulsioni il risultato di colossali ricatti e pressioni da parte degli Stati Uniti. Lunedì il presidente americano Donald Trump ha concesso sette giorni a 60 diplomatici russi per andarsene dal suolo statunitense, e ha ordinato la chiusura del consolato russo di Seattle. La decisione è arrivata in merito alla vicenda del presunto coinvolgimento del Cremlino nell’avvelenamento dell’ex spia russa Serghei Skripal, avvenuto a Salisbury il 4 marzo scorso. Si tratta della misura più dura mai presa dal governo Usa contro Mosca. Tra i 60 espulsi vi sono 12 identificati come «funzionari dell’intelligence» che hanno prestato servizio presso le Nazioni Unite a New York.
Di seguito agli Usa, 14 stati membri dell’Unione Europea hanno deciso di espellere diplomatici russi, ma secondo il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk «non sono da escludere ulteriori provvedimenti nei prossimi giorni e settimane». Francia e Germania hanno cacciato quattro funzionari ciascuno, l’Italia si è per ora fermata a due. Più alto è il numero dei diplomatici che sono stati mandati via dall’Ucraina, con ben 13 funzionari.
Esulta il governo britannico, con il ministro degli Esteri Boris Johnson che non perde tempo e twitta sulla straordinaria solidarietà verso Londra.
Today’s extraordinary international response by our allies stands in history as the largest collective expulsion of Russian intelligence officers ever & will help defend our shared security. Russia cannot break international rules with impunity
— Boris Johnson (@BorisJohnson) March 26, 2018
Per la premier Theresa May la ritorsione diplomatica collettiva nei confronti della Russia è «una risposta alla minaccia» che Mosca pone «alla sicurezza di tutti noi, non solo un segno di solidarietà». (as)