«I problemi fra Madrid e Barcellona si risolvono dialogando, non con le manette». Lo ha detto il segretario della Lega, Matteo Salvini, commentando a ‘Orario continuato’ su Telelombardia l’arresto di Carles Puigdemont. «L’Unione Europea – ha aggiunto il leader del carroccio – ha dimostrato il suo nulla».
C’era un tempo, non molto lontano, in cui le bandiere catalane sventolavano nei raduni leghisti quando Matteo Salvini, esprimendo totale solidarietà ai cittadini arrestati in Catalogna dal governo spagnolo per impedire un libero referendum, abbracciava simbolicamente i “fratelli” catalani nel nome di una comune lotta per l’indipendenza dallo Stato “ladrone”. In seguito, però, il clima è cambiato e la Lega, dopo anni passati a sostenere la causa catalana in funzione dell’indipendenza padana, ha cambiato posizione con il suo capogruppo che ha seppellito l’anima separatista e indipendentista del partito, lasciando spazio ad una versione più governativa, non potendo più permettersi di appoggiare la consultazione catalana.
«Il voto catalano è stato una forzatura», aveva dichiarato Salvini, assicurando la totale differenza con il referendum consultivo del 22 ottobre scorso, in Lombardia e Veneto. «Spero che in Catalogna si troverà un accordo. Certo, il comportamento del governo spagnolo è stato indegno. Le bastonate e i proiettili di gomma sulla gente inerme che voleva solo votare mi hanno disgustato. A Madrid sono o pazzi o sbronzi» chiosava il segretario della Lega.
Il riposizionamento di via Bellerio sulla Catalogna rientra, in buona sostanza, nel percorso di trasformazione del partito da nordista a nazionalista; percorso cominciato proprio in concomitanza con la leadership dello stesso Salvini. (al)