Boris Johnson rilancia le accuse a Mosca per l’attacco a base di gas nervino ai danni dell’ex spia russa Serghei Lavrov. Secondo il ministro degli Esteri britannico infatti l’avvelenamento di Skripal sarebbe stato con ogni probabilità una decisione del presidente russo Vladimir Putin. È quanto riportano i media inglesi, citando le parole dette da Johnson al New York Times. Nonostante le accuse pesanti, il ministro ha comunque precisato di non avercela con il popolo russo, bensì con il Cremlino.
Nel frattempo si rincorrono diverse voci sulle ipotesi con le quali è avvenuto l’avvelenamento con il Novichok, il gas nervino usato contro Skripal e la figlia Yulia. Secondo quanto scrive il Telegraph, l’agente nervino sarebbe stato messo nella valigia della figlia, prima ancora che partisse da Mosca. Ipotesi che parrebbe affidarsi a fonti di intelligence di alto livello, che starebbero indagando su possibili contaminazioni di abiti o oggetti personali contenuti nel bagaglio della ragazza. Non si capisce però se questa indiscrezione si basi su tracce già rinvenute o se sia stata ipotizzata per esclusione.
Di contro arriva la replica da Mosca: il presidente dell’associazione dei veterani delle forze speciali russe Alfa, Serghei Goncharov, ha affermato l’impossibilità che il Novickok sia stato trasportato in valigia, in quanto gas. E ha aggiunto che comunque, se anche fosse stato confezionato in pillole, nessun paese avrebbe mai permesso di entrare con sostanze non dichiarate. Ma la risposta russa non si limita a questo, anzi: Mosca ha totalmente ribaltato le accuse del Regno Unito, sostenendo che l’agente nervino potrebbe provenire dagli arsenali della Gran Bretagna o degli Stati Uniti. A spendere parole per sostenere questa tesi è stato Alexsandr Shulgin, rappresentante permanente della Russia presso l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac). «La Russia non ha mai avuto nessun programma di ricerca e sviluppo del Novichok» così ha affermato Shulgin, che ha continuato dicendo che «la sostanza veniva sviluppata nel Regno Unito e negli Usa, ed è abbastanza possibile che provenga dalle loro riserve».
E oggi è arrivata anche la telefonata del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni alla premier britannica Theresa May. Gentiloni ha confermato alla May la legittimità ad avere risposte limpide ed esaurienti da Mosca, e i due leader hanno convenuto sulla centralità che questa questione dovrà avere nel Consiglio Europeo di giovedì prossimo. (as)