“L’Onu e le ong hanno deciso di sacrificare il corpo delle donne siriane”. Denuncia così alla Bbc Danielle Spencer, cooperante e consulente umanitaria. “Violenze sessuali in cambio di poco cibo, questa la moneta di scambio di un fenomeno estremamente diffuso – racconta – Molte donne siriane ormai si rifiutano di andare presso i centri di distribuzione degli aiuti perché temono di essere ricattate”.
Una rivelazione inserita anche nel rapporto pubblicato dal Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA), intitolato “Voices from Syria 2018”, in cui sono state raccolte tutte le denunce di violenze di genere commesse nel paese durante lo scorso anno. Secondo l’UNFPA l’assistenza umanitaria veniva offerta in cambio di prestazioni sessuali. “Sono stati riferiti esempi di donne o ragazze che hanno sposato alcuni funzionari delle ong per un breve periodo di tempo per offrire servizi sessuali in cambio di pasti od altri aiuti umanitari. Ad essere più vulnerabili, le donne vedove, divorziate o sfollate”.
Una situazione, questa, già denunciata tre anni fa alle Agenzie Onu ed alle organizzazioni caritatevoli internazionali in una riunione tenuta dal Fondo ad Amman. La stessa Danielle Spencer aveva raccolto nel marzo 2015 le testimonianze di un gruppo di donne siriane rifugiate in un campo profughi in Giordania. “Non consegnavano gli aiuti fino a che le donne non si concedevano”.
La notizia si somma agli scandali che hanno colpito, in queste settimane, le organizzazioni non governative, che si trovano così a cercar riparo. Prima fra tutte, l’inglese Oxfam, i cui operatori sono già stati accusati di aver dato vita ad un giro di prostitute, in parte probabilmente minorenni, e partecipato a festini durante i soccorsi per il devastante terremoto di Haiti del 2010. “Il nostro lavoro in Siria è stato in gran parte focalizzato sulla fornitura di hardware su larga scala per la distribuzione di acqua alle comunità siriane, piuttosto che indirizzare gli aiuti a individui o famiglie specifiche – ha ribadito Oxfam – Non abbiamo ricevuto denunce di sfruttamento sessuale intorno alla consegna degli aiuti nel 2015, ma abbiamo una politica di tolleranza zero in merito”. Viene in soccorso anche l’Unhcr, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati: “Queste informazioni sono insufficienti per adottare provvedimenti contro persone od organizzazioni accusate di sfruttamento sessuale delle donne in Siria. Tuttavia abbiamo commissionato una nuova inchiesta per avere maggiori chiarimenti ed adottare misure di prevenzione e di segnalazione”.
“Una donna che si trova in un centro ed aspetta di ricevere cose essenziali per poter vivere, cibo o sapone, deve essere protetta – contesta la Spencer- L’ultima cosa di cui ha bisogno è un uomo che la ricatti chiedendole di fare sesso con lei in cambio di quegli aiuti”. (cs)