88 miliardi di dollari. È la cifra necessaria per la ricostruzione dell’Iraq dopo la sconfitta dell’Isis, stando alle stime presentate durante la conferenza dei donatori e investitori, che si è aperta oggi a Kuwait City. All’incontro sono stati invitati i rappresentanti delle principali agenzie dell’Onu, di organizzazioni umanitarie mondiali e di governi occidentali e arabi.
Sarà quindi necessario uno sforzo ingente da parte della comunità internazionale per riportare l’Iraq del dopo-Isis al suo status originario. Secondo le parole di Qusay Adulfattah, direttore generale del ministero per la Programmazione, a breve termine saranno necessari 22 miliardi di dollari, per i progetti di ricostruzione immediati, mentre ne occorreranno almeno tre volte tanto per gli interventi a medio-lungo termine. Questa è la cifra stimata dal governo iracheno, ma non è detto che il dato corrisponda all’effettivo bisogno: stando ad indicazioni delle settimane passate, si era parlato di un centinaio di miliardi di dollari solo per la ricostruzione di Mosul, una delle città più colpite dalla guerra contro Daesh. Mosul infatti, la seconda città dell’Iraq, ha visto gran parte del suo patrimonio artistico e architettonico distrutto a causa dei combattimenti nella guerra contro lo Stato Islamico. Se si considerano i bombardamenti della coalizione guidata dagli USA, l’artiglieria irachena e le bombe dell’Isis, almeno il 70% di Mosul è andato distrutto.
Una ricostruzione celere e completa è fondamentale, secondo gli analisti, per evitare che la comunità sunnita locale sfrutti la situazione come pretesto per mettere nuove radici jihadiste. Prioritario inoltre per i funzionari di Bagdad che hanno parlato alla conferenza a Kuwait City, sarà trovare una sistemazione per i due milioni e cinquecentomila sfollati, la maggior parte dei quali si trova tuttora nei campi profughi, e per i tre milioni di rifugiati all’estero.
Quello che al momento rimane un mistero è da dove arriveranno i finanziamenti per la ricostruzione. Da quando l’Isis è stato sconfitto in Iraq, lo scorso dicembre, si sono registrate poche offerte di finanziamento. Gli inviati statunitensi a Kuwait City hanno fatto sapere che Washington non ha in programma nessun tipo di aiuto economico, e il governo di Bagdad non può fare altro che sperare in garanzie in termini di prestiti internazionali. (as)