Raccontare la Frida artista, non solo la figura pop di culto. Questo l’intento di Diego Sileo, curatore dell’attesa retrospettiva sulla celeberrima pittrice messicana, in arrivo a Milano il primo febbraio al MUDEC, il Museo delle Culture di Milano. Un’occasione per vedere esposti in un’unica sede dopo 15 anni tutte le opere del Museo Dolores Olmedo di Città del Messico e della Jacques e Natasha Gelmal Collection, le due più importanti e complete collezioni di Frida Kahlo al mondo, nonché un quadro dato per disperso e mai mostrato prima.
Tra i 70 dipinti, i 40 disegni e le 150 foto esposte alla retrospettiva, primeggia l’«Autoritratto con scimmia», il primo realizzato su commissione nel 1938 per l’allora direttore del Moma di New York, che è stato scelto come quadro-simbolo della mostra milanese. Arrivato direttamente dagli USA, si trova in Europa per la seconda volta: «Essendo l’attrazione del Museo di Buffalo – ha spiegato il curatore Sileo – viaggia pochissimo». Grande attesa anche per la «Nina con collar», quadro mai esposto prima al pubblico, che farà il suo debutto proprio alla mostra al MUDEC. È un ritratto risalente al 1929, che raffigura la giovane figlia di un’assistente della pittrice, e che fu regalato proprio alla madre della ragazza. La proprietaria del quadro lo ha tenuto nascosto fino alla morte, tanto che gli studiosi della Kahlo, a conoscenza dell’esistenza del pezzo grazie ad alcune fotografie, lo avevano dato per disperso. L’opera era poi finita all’asta alla morte della donna, ed era stata comprata per svariati milioni di dollari. Ora il dipinto è proprietà di un collezionista europeo, che sarà presente all’inaugurazione della mostra per vederlo esposto al pubblico per la prima volta in assoluto.
Fondamentali per questa nuova lettura dell’artista messicana sono i ritrovamenti di Casa Azul, dimora di Frida e del suo maestro e amore della vita, Diego Rivera. Disegni, stampe, lettere, fotografie, libri: un archivio vasto e importantissimo, che racconta l’arte della Kahlo sotto una luce diversa. Ed è proprio questo che cerca di mostrare la retrospettiva pensata da Sileo: una trama inedita dell’arte di Frida Kahlo mediante la rottura con lo stereotipo del personaggio dell’artista sofferente, tormentata e instabile, ormai cristallizzato nelle menti della maggior parte del pubblico. (as)