È il 29 novembre 2009, giorno di Inter-Fiorentina, quando la vita di Riccardo Avesani cambia improvvisamente a causa di un tifoso che gli piove addosso dal secondo anello di San Siro e gli frattura la schiena. Prima dell’incidente si occupava di commercio come dirigente d’azienda girando il mondo, adesso insegna matematica e fisica in una scuola superiore guadagnando un quarto rispetto a prima. Ora, come riportato dal Corriere della Sera, Avesani chiede all’Inter un risarcimento per i danni subiti pari a 382 mila euro.
A precipitare sopra Avesani procurandogli la frattura di un disco vertebrale è Massimiliano Olivi che, preso dall’entusiasmo per l’impetuosa azione condotta da Samuel Eto’o, si arrampica sul parapetto dove perde l’equilibrio e compie un volo di 12 metri di altezza prima di finire sulla folla schiacciando proprio Avesani. Dopo l’operazione e la riabilitazione la sentenza per Olivi arriva nel 2015: condannato a 900 euro di multa per lesioni colpose e a una provvisionale di 50 mila euro a favore di Avesani. Somma che non ha mai pagato perché non è in condizione di farlo.
La posizione del responsabile della sicurezza dell’Inter, durante il processo, viene archiviata perché, secondo il gip Carlo Ottone De Marchi, Olivi ha violato “qualsiasi regola di prudenza e diligenza”. Ma anche perché il parapetto è conforme alle norme in vigore quando è stato costruito. «Norme del 1955», ribatte l’avvocato Piga, legale di Avesani. Secondo lui il club nerazzurro ha comunque il dovere di assicurare l’incolumità degli spettatori prendendo tutte le precauzioni necessarie affinché la protezione non venga scavalcata facilmente.
La pericolosità della balaustra, però, è riconosciuta anche dalla Procura della Repubblica che, dopo l’archiviazione del responsabile della sicurezza, trasmette gli atti al comune di Milano, proprietario dello stadio, e al Coni. (FS)