Desaparecidos, chiuso il maxiprocesso in Argentina: 48 condanne, 29 ergastoli


Quarantotto condanne, di cui ventinove all’ergastolo. Si è concluso così, dopo cinque anni di udienze, il maxiprocesso per la morte dei desaparecidos e per i crimini commessi negli anni della dittatura in Argentina.

Il processo di Buenos Aires ha coinvolto 54 imputati, di cui solo sei sono stati assolti. Tra le pene comminate, oltre ai 29 ergastoli, ci sono 19 condanne dagli 8 ai 25 anni di carcere.
Il procedimento giudiziario, che considerato 789 vittime, è il terzo più grande mai tenuto per episodi di rapimenti, torture e omicidi consumati all’interno dell’Escuela de mecanica de la armada (Esma). Dalla scuola della marina di Buenos Aires, nel periodo della dittatura, tra il 1976 e il 1983, transitarono più di 5.000 prigionieri politici, molti dei quali scomparvero nei cosiddetti “voli della morte” o morirono a causa delle violenza subite.

Tra i condannati all’ergastolo c’è anche Alfredo Astiz (oggi 67enne), conosciuto come l’angelo della morte, un agente sotto copertura che si infiltrò all’interno di vari gruppi di attivisti contrari al regime, come l’associazione delle Madri di Plaza de Mayo, che chiedevano la verità sui loro figli scomparsi.

E’ stato condannato all’ergastolo anche il capitano Jorge Eduardo Acosta, detto “la tigre”. Sia Astiz che Acosta erano già stati condannati al carcere a vita nel 2011 per altre accuse di tortura, omicidio e sparizioni. “L’angelo della morte” si è sempre rifiutato di chiedere scusa per le azioni commesse e durante il processo – come riportato dalla Bbc online – ha definito le organizzazioni per i diritti umani «gruppi di vendetta e persecuzione».

«Questa condanna – ha commentato Miriam Lewin, sopravvissuta all’Esma – è molto più di quanto ci aspettavamo». (SB)

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