Un uomo, probabilmente uno straniero, è ricercato per l’aggressione ai danni di un controllare di 45 anni che, in mattinata, è stato ferito sul treno a bordo del quale era in servizio. L’aggressione è avvenuta all’altezza di Santo Stefano Lodigiano e all’arrivo dei soccorritori alla stazione successiva, quella di Codogno, l’uomo è stato caricato in ambulanza con un coltello conficcato nella mano destra avendo tentato di difendersi da un fendente all’addome. La vittima è stata portata all’ospedale di Codogno in condizioni di salute definite non gravi ed è stato dimesso intorno alle 13 con 15 giorni di prognosi. Ora polizia e carabinieri stanno cercando di trovare l’aggressore, un uomo di colore, che si è dato alla fuga immediatamente dopo i fatti.
Il controllore è stato aggredito mentre stava facendo il suo giro per verificare che tutti i passeggeri avessero il biglietto. Tra un vagone e l’altro ha notato un uomo, che cercava di nascondersi in un vano. Il controllore ha raccontato di aver esclamato:”E tu cosa fai qui?”, e quindi di avergli chiesto il biglietto. Ne era sprovvisto, ma il controllore non avrebbe neppure avuto il tempo di prendere il blocchetto delle multe, quando il passeggero ha tirato fuori un coltello mirando all’altezza dell’addome. Il controllore ha messo istintivamente la mano a protezione del corpo e il coltello gli è rimasto conficcato nel palmo. L’aggressore, tuttora ricercato, viene descritto come una persona di origini africane, magra, alta, che indossa jeans e una maglietta a colori vivaci.
Intanto anche i sindacati si stanno mobilitando dopo l’aggressione al controllore. La Fit-Cisl annuncia iniziative sindacali qualora non arrivassero provvedimenti efficaci da parte delle imprese ferroviarie. “Quanto sta accadendo è gravissimo,
non c’è altro modo di definirlo – afferma il segretario generale Antonio Piras – Non è possibile essere accoltellati mentre si sta lavorando: il codice civile e il testo unico sulla sicurezza sanciscono che un’azienda deve garantire l’incolumità fisica ai propri dipendenti, ma nelle imprese ferroviarie, non solo in Trenord quindi, la violenza contro i lavoratori non sembra avere fine perché manca una seria prevenzione”.