L’Italia perde talenti: nove giovani su dieci scelgono l’estero

Per ogni giovane straniero che arriva, nove se ne vanno. L’Italia perde capitale umano mentre gli altri Paesi avanzati lo attirano. In quasi quindici anni, dal 2011 al 2024, la fuga degli under 35 è diventata una voragine che il Rapporto Cnel “L’attrattività dell’Italia per i giovani dei Paesi avanzati” quantifica in 159,5 miliardi di euro. Un’emorragia che parla di salari bassi, scarse opportunità e di un sistema che non convince più chi dovrebbe costruirne il futuro. L’esperienza di Francesca, 26 anni originaria di Vicenza, fotografa la realtà di migliaia di giovani italiani costretti a cercare all’estero ciò che l’Italia non offre.

Un Paese che perde i suoi giovani

Nel 2024 hanno lasciato l’Italia 78 mila under 35. In totale, dal 2011 al 2024, gli espatriati sono stati 630 mila: il 49% dal Nord e il 35% dal Mezzogiorno, pari al 7% dei giovani residenti. Il fenomeno accelera l’invecchiamento di un Paese già segnato dal crollo delle nascite, che nel 2025 scenderanno probabilmente sotto quota 350 mila. La fuga riguarda soprattutto i più qualificati: nel triennio 2022-2024 oltre il 40% dei giovani emigrati è laureato, con un aumento del 33,8% rispetto all’intero periodo precedente. Le donne, nel Mezzogiorno, registrano il divario più ampio: le laureate emigrate sono il 44,3% contro il 40,1% degli uomini. L’Italia tuttavia resta il Paese con la quota più bassa di laureati sia tra i nativi sia tra gli immigrati.

Francesca si è trasferita a Milano subito dopo il liceo. Dopo un paio d’anni ha deciso di lasciare l’Italia e oggi lavora a Dublino in Google, dove si occupa di marketing. Racconta: «Il mercato del lavoro italiano non è in ottima forma, e per questo ho scelto l’Irlanda. Qui si guadagna di più e si hanno maggiori garanzie e benefit. Molti Paesi europei investono di più sui giovani rispetto all’Italia».

Italia poco attrattiva nel mondo avanzato

Nel ranking Ocse dei Paesi capaci di attrarre lavoratori altamente qualificati, l’Italia è al 31° posto su 38. Non solo non trattiene chi nasce qui, ma non riesce nemmeno ad attirare giovani stranieri. Il saldo migratorio complessivo è impietoso: 4,7 partenze per ogni arrivo in Toscana e Lazio e oltre 20 esodi da Campania, Sicilia e Calabria. Il rapporto nazionale è di 9 uscite a 1. In Europa, altri Paesi bilanciano partenze e arrivi — Germania, Francia, Spagna, Olanda — mentre Svizzera, Regno Unito e Austria mostrano una capacità di attrazione superiore.

L’Italia è fanalino di coda anche per la quota di stranieri impiegati in professioni intellettuali, scientifiche o specializzate, circa il 2%, ed è l’unica tra i grandi d’Europa a non essere cresciuta dal 2011. Nei quindici anni considerati sono arrivati 55 mila giovani dai principali dieci Paesi avanzati, mentre 486 mila italiani sono emigrati verso da Regno Unito, Germania, Svizzera, Francia e Spagna. Francesca sottolinea: «Ci sono più opportunità di crescita per un giovane adulto all’estero. Negli altri Paesi premiano la buona performance e offrono compensi e altri tipi di incentivi. Si comunica molto più di frequente con la leadership, impostando molto il percorso sui tuoi desideri professionali. Non è tutto perfetto, però è apprezzabile il tentativo di mettere la persona al centro».

Dal 2011 al 2024 630 mila giovani italiani hanno lasciato il Paese
Le cause strutturali e le vie d’uscita

Salari bassi, scarse prospettive di carriera, poca meritocrazia, lentezze del settore pubblico, imprese poco inserite nella frontiera tecnologica e una qualità della vita percepita come insoddisfacente: sono questi i fattori che spingono i giovani italiani ad andarsene e scoraggiano gli stranieri dall’arrivare. Il presidente del Cnel, Renato Brunetta, indica sei priorità per invertire la tendenza: aumentare i salari, ridurre il costo della vita, investire in innovazione e ricerca, rafforzare meritocrazia e cultura del lavoro migliorare la qualità della vita e semplificare le procedure, affiancando incentivi al rientro. Solo agendo sulle cause profonde, e non su interventi spot, l’Italia può tornare competitiva nelle migrazioni del mondo avanzato.

No Comments Yet

Leave a Reply