Dopo la vicenda della “famiglia del bosco” di Palmoli, in provincia di Chieti, spunta un caso analogo a Caprese Michelangelo, in provincia di Arezzo. Questa volta i protagonisti sono Harald, elettricista originario di Bolzano, e Nadia, della Bielorussia, insieme ai loro due bambini di 4 e 8 anni. Il 16 ottobre i bambini sono stati prelevati dal casolare in pietra dove vivevano e sono stati allontanati da un gruppo di carabinieri e di assistenti sociali, che li hanno condotti in una struttura protetta.
Da allora – denuncia la coppia – non si sono più avute loro notizie e non si sa nemmeno dove si trovino. La madre, intervistata dai microfoni della trasmissione di Rai 1 “La Vita in diretta”, ha manifestato la preoccupazione che i bambini possano pensare di essere stati abbandonati, mentre il padre Harald ritiene che siano state le autorità a rapirli.
L’esecuzione del provvedimento di allontanamento
Oltre al provvedimento in sé, in discussione è anche la modalità con cui i bambini sono stati prelevati dall’abitazione. Secondo i genitori si sarebbe trattato di un vero e proprio blitz: la casa sarebbe stata accerchiata da carabinieri in tenuta antisommossa, i quali avrebbero aperto il cancello dell’abitazione dall’interno per far entrare le assistenti sociali. A smentire la loro ricostruzione sono stati gli stessi militari dell’Arma: questi negano che vi sia stato un intervento aggressivo e giustificano l’uso delle tenute antisommossa con l’esigenza di proteggersi da eventuali reazioni violente.

A tal proposito, il pensiero va al drammatico precedente di Castell’Azzano, in Veneto, quando tre militari sono morti in un’operazione di sfratto per via di un’esplosione provocata da tre fratelli che si rifiutavano di lasciare l’abitazione. Nelle riprese effettuate dalle telecamere di sorveglianza del casolare le immagini dell’intervento, che mostrano i bambini in evidente stato di agitazione. «Il più piccolo dei due che urlava a ripetizione […] senza dubbio è rimasto traumatizzato da quanto successo”, ha commentato il padre Harald.
“One people I am”, la “truffa globale” degli stati
Oltre al provvedimento in sé, si discute anche la modalità con cui i bambini sono stati prelevati dall’abitazione. Secondo i genitori si sarebbe trattato di un vero e proprio blitz: la casa sarebbe stata accerchiata da carabinieri in tenuta antisommossa, i quali avrebbero aperto il cancello dell’abitazione dall’interno per far entrare le assistenti sociali. A smentire la loro ricostruzione sono stati gli stessi militari dell’Arma: questi negano che vi sia stato un intervento aggressivo e giustificano l’uso delle tenute antisommossa con l’esigenza di proteggersi da eventuali reazioni violente.
A tal proposito, il pensiero va al drammatico precedente di Castell’Azzano, in Veneto. Ai tre militari morti in un’operazione di sfratto per via di un’esplosione provocata da tre fratelli che si rifiutavano di lasciare l’abitazione. Nelle riprese effettuate dalle telecamere di sorveglianza del casolare le immagini dell’intervento, che mostrano i bambini in evidente stato di agitazione. «Il più piccolo dei due che urlava a ripetizione […] senza dubbio è rimasto traumatizzato da quanto successo”, ha commentato il padre Harald.

Le analogie con il caso di Palmoli
Così come nel caso della famiglia del bosco di Palmoli, anche la famiglia di Caprese Michelangelo si è vista contestare da parte del Tribunale dei minori alcune circostanze. In particolare in merito alla scolarizzazione e alla tutela della salute.
Per quanto riguarda l’istruzione parentale, gli assistenti sociali hanno accertato che i bambini non avrebbero mai sostenuto le verifiche annuali previste in questi casi. Per il padre, però, si tratta solo di un grande “disguido burocratico”. «Abbiamo chiesto di avere i programmi e i libri di testo per far studiare i bambini e ci hanno risposto che ci avrebbero fatto sapere. Ma non abbiamo mai ricevuto risposta» ha dichiarato alla trasmissione “La Vita in diretta”.
Quanto al tema sanitario, ai due genitori viene contestato il fatto di non avere un pediatra di riferimento. E di non aver adempiuto agli obblighi vaccinali. «I miei figli sono sani», ribatte la madre Nadia. Il rifiuto dei vaccini – spiega il padre Harald – nasce da un problema di salute sviluppato dal figlio maggiore in seguito ad una serie di vaccinazioni. Una paralisi facciale e una settimana di ricovero in ospedale che hanno portato la coppia a dire no ai vaccini per il secondo figlio. L’unico evidente elemento di differenza rispetto al caso di Palmoli appare l’abitazione: non un rudere inagibile ma un casolare ristrutturato.
A cura di Alessandra Falletta Ballarino