NATALE LAICO A GENOVA: NIENTE PRESEPE MA VILLAGGIO DI BABBO NATALE

Puntuale come il Natale a dicembre, arriva anche quest’anno la polemica sulla laicità della festa, che di laico ha in realtà ben poco. A far discutere quest’anno è stata la scelta di molte città di rendere il Natale più “inclusivo”, nel tentativo di preservare il pluralismo religioso. Ma come si può trasformare una festività che celebra la nascita di Gesù Cristo in un momento non religioso? Semplice: sostituendo ogni riferimento alla fede con la figura di Babbo Natale.

La discussa scelta 

Questa scelta, e la conseguente polemica, non sono certo una novità. Il dibattito si ripropone puntualmente ogni anno. Ciò che ha acceso particolarmente gli animi questa volta è stata la decisione di rimuovere il presepe da Palazzo Tursi a Genova. Non si è trattato di un’iniziativa privata, ma di una scelta presa direttamente dalla sindaca della città, Silvia Salis. Il tradizionale presepe comunale verrà infatti sostituito da un villaggio di Babbo Natale dedicato ai bambini.

Durante una riunione di bilancio, l’assessora alla Tradizione, Tiziana Beghin, avrebbe risposto a una domanda di una consigliera leghista annunciando l’assenza di allestimenti religiosi. La proposta della giunta genovese prevede infatti di mantenere i simboli religiosi al di fuori dei palazzi istituzionali, promuovendo invece tour guidati tra i presepi artistici nelle chiese della città. Una scelta coerente con l’idea di separare religione e istituzioni, ma che inevitabilmente si scontra con una tradizione millenaria, profondamente intrecciata con la cultura cattolica italiana e con la vicinanza geografica e culturale al Vaticano.

Palazzo Tursi a Genova
Critiche

“Il campo largo vuole cancellare il Natale”. Così ha commentato l’ex assessora leghista Paola Bordilli, insieme ad altre voci dell’opposizione. Anche l’europarlamentare leghista Roberto Vannacci è intervenuto con un video pubblicato sui social: “Ci sono posti, come alcune piazze e alcune scuole, dove il presepe lo vogliono togliere o nascondere.

Noi invece ce lo portiamo ovunque, anche nello zaino”. La sindaca Salis ha però subito replicato sottolineando che l’obiettivo della giunta è semplicemente garantire pluralismo, non certo “cancellare il Natale”, come l’opposizione cerca di far passare. 

Non è la sola

Il caso genovese non è l’unico a far discutere quest’anno. Ha suscitato polemica anche la decisione di una scuola primaria in provincia di Grosseto, dove, in occasione della recita di Natale, le insegnanti hanno modificato il testo della canzone Din Don Dan. Al centro dello scontro, la scelta di sostituire la parola “Gesù” con “Natale” nel ritornello:
La Renna al Polo Nord scampanellando va,
le strenne porterà a tutti i bimbi buoni
e dalle Alpi al mar, i bimbi di quaggiù
aspettando quei doni che regala il buon Natal.

Il testo della canzone modificata

Una scelta che ha diviso, e che in questo caso non ha trovato il sostegno del sindaco di Magliano, Gabriele Fusini, esponente di una maggioranza di centrosinistra, che ha commentato: «Non è con la censura che si garantisce la laicità del Natale». Anche molti genitori degli alunni hanno protestato sui social esprimendo il loro dissenso.
Sembra quasi che ogni anno il Natale diventi il pretesto perfetto per riaccendere polemiche ricorrenti, sfruttando il tema della religione per innescare nuovi scontri.

 

A cura di Diadora Alacevich

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